Ospitiamo, per la prima volta sul sito, un professionista del mondo del fumetto e, soprattutto, un caro amico, Francesco Vanagolli, che ci parlerà di Superman, in uno strutturato intervento che per comodità di lettura divideremo in tre parti, prendendo spunto dal ritorno di Geoff Johns sulla testata ammiraglia.
Come vedrete Francesco non ha apprezzato particolarmente l’acclamata gestione passata dell’autore ma, stavolta, è pronto a scommettere che la storia andrà diversamente.

Perché? Scopriamolo insieme:

SUPERMAN (Vol. III) 32, in vendita a giugno, segna l’inizio del più nuovo capitolo nella lunga storia dell’Uomo d’Acciaio. Penso che ormai tutti sappiano che il team creativo è composto da Geoff Johns e John Romita Jr., e se questa è la prima esperienza di JRJr. con Superman (e in DC! Quando si dice un evento storico!), Geoff Johns ha già scritto Superman in passato, durante il rilancio “One Year later” (“Un anno dopo” in Italia). So che si tratta di una run apprezzata. E’ stata bene accolta anche qui in Italia, dove Johns è un idolo per le nuove generazioni di lettori DC. E Geoff Johns è senz’altro uno scrittore di talento, che ama i personaggi e sa come valorizzarli. I suoi cicli di Flash e Lanterna Verde ne sono una buona prova. Ma, perdonatemi, il suo Superman (sia il ciclo di ACTION COMICS sia la miniserie SUPERMAN: SECRET ORIGIN) era… be’, sbagliato. Affermare che il suo secondo periodo sull’Uomo del Domani non potrà essere peggio del primo sarebbe piuttosto cattivo da parte mia, e sì, sarebbe solo scagliarsi stupidamente contro di lui senza motivazioni serie. E non è questo il mio modo di parlare di fumetti. A me piace spiegare. Quindi… eccoci qui.

 

Il Superman Golden Age aveva molto a cuore le vite della gente comune...
Il Superman Golden Age aveva molto a cuore le vite della gente comune…

 

Vedete, quando Geoff Johns scriveva Superman (nel 2006/2010) il background del personaggio era sbagliato. Mentre la scrittura era buona (lo ripeto, Johns è uno scrittore di talento), credo che il personaggio e il suo mondo non funzionassero.
Superman è profondamente americano. E’ il più famoso e più importante personaggio a fumetti della cultura popolare di massa americana. E una delle cose che amo in Superman è questa… qualità che ha… è una specie di linea che va in parallelo con la società americana. La sua vita, le sue storie, riflettono i cambiamenti nella cultura e nella società del Paese in cui è stato creato.
Vi ricordate le sue prime avventure scritte dai suoi creatori? Jerry Siegel e Joe Shuster crearono un forzuto che viveva in un mondo difficile, un mondo post-depressione e pre-secondo conflitto. Il loro Superman era una risposta semplice a problemi complessi. Per gli uomini era un fratello maggiore, e un nemico per spie, truffatori, guerrafondai. Riesco a immaginare un ragazzino degli anni ’30 che legge Superman e vede che il suo mondo e quello di Superman si somigliano parecchio. Era l’eroe del New Deal, un eroe per una nazione che non si arrendeva. Un eroe che lottava per una nazione che lottava.

 

...e come lui anche Clark Kent.
…e come lui anche Clark Kent.

 

Negli anni Cinquanta e Sessanta, Superman era piuttosto diverso. Gli Stati Uniti si erano definitivamente confermati come prima nazione al mondo, la nazione che aveva vinto la guerra. Dunque Superman stesso era un simbolo di quella nazione. Era un vincitore. Era completamente integrato nella società, divenne una figura paterna per Supergirl, aveva persino un cane! E non usava tanto spesso i suoi muscoli. La risposta era il cervello. Divenne una figura educativa. Non più fratello, ma padre. Sembrava anche leggermente più vecchio che in passato.

Durante la Silver Age Superman si "imborghesisce", procurandosi un luogo in cui rilassarsi...
Durante la Silver Age Superman si “imborghesisce”, procurandosi un luogo in cui rilassarsi...

Fateci caso, questa è stata la versione del personaggio più popolare in Italia. In quegli anni, questo Paese cercava di ricostruire la sua reputazione e la sua economia, dunque l’italiano medio sognava l’America, la terra delle opportunità. Film, libri… fumetti, ci mostravano un’immagine vincente che appariva così luminosa e lontana. E Superman faceva parte di tutto questo. Superman era come un soldato che aveva appeso il fucile al muro e si godeva una vita di pace e progresso. Un fato molto simile a quello di un’altra grossa icona della cultura popolare, Topolino, che negli anni ’30/40 viveva in un ambiente rurale e combatteva contro criminali e spie, ma negli anni ’50 si trasferì nella grande città e modificò drasticamente il suo stile di vita, dall’avventura pura alle gag di stampo domestico. Per Topolino e Superman non c’era più bisogno di essere forti e risoluti. Si erano sistemati, come l’americano medio.

Negli anni Settanta, Superman sviluppò una coscienza sociale ed ecologica, e si chiedeva quale dovesse esattamente

...e diventa una figura paterna, in questo caso per Supergirl, che senza fiatare accetta di vivere in orfanotrofio. Ai tempi le ragazze erano sicuramente più remissive.
…e diventa una figura paterna, in questo caso per Supergirl, che senza fiatare accetta di vivere in orfanotrofio. Ai tempi le ragazze erano sicuramente più remissive.

essere il suo posto nel mondo. “Deve esistere un Superman?”, chiedeva una famosa storia. Durante la guerra del Vietnam e lo scandalo Watergate l’america aveva conosciuto le proprie contraddizioni e le debolezze. Pertanto Superman doveva provare quelle sensazioni. Clark Kent inoltre lasciò il Daily Planet per iniziare una carriera da mezzobusto televisivo, essendo la tv il futuro del giornalismo (perlomeno all’epoca). Scrittori come Cary Bates ed Elliot Maggin esplorarono il lato umano con eccellenti risultati.

Negli anni Ottanta Superman fu riplasmato da John Byrne, che recuperò un gusto Golden Age inserito però in un background moderno che sarebbe durato fino a tutti gli anni Novanta.
Il peggior nemico dell’Uomo d’Acciaio, Lex Luthor, fu ripensato come perfido affarista e Metropolis fu infestata da bande giovanili e criminali razzisti. Era senz’altro molto diversa dall’immagine sorridente e più innocente dell’America degli anni ’50. Ma Superman era ancora là, che cercava di rendere Metropolis, e il mondo, un posto migliore. Un eroe vecchio stile in un mondo più oscuro e più cupo, ma senza perdere la propria bontà.

Con gli Stati Uniti in crisi, può Superman mantenere ogni sua certezza?
Con gli Stati Uniti in crisi, può Superman mantenere ogni sua certezza?

 

All’inizio del nuovo secolo, autori come Jeph Loeb e Joe Kelly, guidati dall’editor Eddie Berganza guardarono al futuro, giocando nell’era di Internet con una Metropolis totalmente nuova ricreata da Brainiac. Un’ambientazione futuristica per la Città del Domani e il suo più famoso abitante. Sono stati recuperati anche vari elementi della Silver Age, ma per un nuovo pubblico, come Supergirl, ora una teenager irrequieta. Fu un momento interessante per Superman, in cui passato e futuro si sono mescolati per darci un immaginifico presente nell’America post 11 settembre 2001.

 

L'America degli anni '80 è molto pericolosa, se a piede libero ci sono Rambo mancati come Bloodsport.
L’America degli anni ’80 è molto pericolosa, se a piede libero ci sono Rambo mancati come Bloodsport.

 

Quando Johns e il resto della squadra (badate bene, io sto parlando di Johns perché fra un mese scriverà un Superman diverso da quello ella sua prima run, ma c’erano altri scrittori a formare quel Super Team, oltre all’editor Matt Idelson) presero il controllo nel 2006, i fumetti di Superman smisero di essere uno specchio dell’America contemporanea, divenendo un ricettacolo di storie basate unicamente sulla continuity ed elementi anacronistici. Erano a dir poco autoreferenziali.
Cerchiamo di capirci, datemi delle storie che presentino l’immagine più classica di un supereroe e mi farete felice. Ma ovviamente bisogna concentrarsi su cosa si può salvare e cosa va abbandonato.

Un Superman ferito in un'America ferita.
Un Superman ferito in un’America ferita.

Nella seconda metà dello scorso decennio, seguendo la scia dei vari Loeb e Berganza (ben più bravi ad amalgamare vecchie idee con un contesto moderno) gli scrittori e l’editor tentarono di restaurare un’atmosfera Silver Age, fallendo. Perché? Perché l’America del 2006 non era la stessa degli anni Cinquanta. La cultura, la società, lo stile di vita, la gente stessa… tutto era differente. L’immagine vincente e gioiosa degli anni Cinquanta non si poteva ricreare in un’America post 11/9. E’ un mondo totalmente nuovo. Dunque Superman, quel Superman almeno, era del tutto inadeguato per essere un personaggio per il nuovo secolo. Figura paterna per Supergirl, tutore per Superboy, marito di Lois Lane, nuovo patriarca della famiglia Kent dopo la morta di Pa’ Kent, padre adottivo del figlio di Zod, alto ufficiale su Nuovo Krypton. Superman si era di nuovo… sistemato. Era di nuovo il soldato con il fucile appeso al muro. Ma Superman rappresenta l’America, e l’America è un paese in movimento. L’America è un grande flusso sociale, culturale ed economico. Se lui si sistema mentre l’America è in movimento… la sua storia finisce.
Superman sembrava vivere in una bolla al di fuori dell’universo. Non c’era più Clark Kent al Daily Planet e dunque nessun interesse per quelle tematiche sociali e di attualità di cui l’eroe poteva occuparsi come giornalista, non c’era interazione con il cast di comprimari, nessuna finestra aperta sul mondo reale, nessun occhio aperto sulla società. Ricordate quando, solo alcuni anni prima, Imperiex dichiarò guerra alla Terra e, dopo la battaglia finale, Metropolis sembrava la New York post 11/9, con tanto di torri gemelle (della Lexcorp) abbattute? Avevano filtrato fatti e tragedie reali attraverso la lente dei fumetti, e fu un lavoro brillante. E mentre tutto questo era avvenuto per pura coincidenza, gli autori furono capaci di captare i veri sentimenti della nazione nelle saghe successive a Imperiex. Metropolis era sfregiata proprio come New York. E questo ebbe conseguenze su Superman, sui cittadini e sull’allora presidente Luthor.

Durante gli anni di Johns, le storie di Superman ruotavano tutte attorno a “come recuperare il ruolo di Superman nella

"Finalmente, Kryptoniano". Questo perché secondo la retcon di Geoff Johns i due non si sono mai incontrati.
“Finalmente, Kryptoniano”. Questo perché secondo la retcon di Geoff Johns i due non si sono mai incontrati.

Legione dei Super Eroi” o “come sistemare tutte le varie versioni di Brainiac” o ancora “raccontiamo le origini di Superman nel 2008 usando elementi di Silver e Bronze Age e dei film”. Tutto era “continuity centrico”, senza spazio lasciato ad attualità e creatività. La finestra che dava sul mondo esterno era stata chiusa. Niente in quegli albi poteva suggerire che fossero stati prodotti negli Stati Uniti del 2008. Erano datati, anonimi. Le uniche storie che sembravano vive direi fossero quelle scritte da Kurt Busiek. Oh, e JM Straczynski ebbe una grande idea a riunire Superman elle sue radici Americane e urbane, ma l’esecuzione ella storia fu talmente mediocre che andrei oltre.

Ora guardiamo il Superman dei New 52. Il primo pensiero che dovrebbe venire in mente è “Quello non è Superman. Ha un’armatura”. Va bene. E’ vero. Il suo aspetto è sicuramente diverso. Ma, e questo mi ha piacevolmente sorpreso quando il reboot è iniziato, lo spirito del personaggio è rispettato.

Superman è ancora una volta “in movimento”, proprio come l’America. E’ tornato a essere profondamente americano. Guardate i primi numeri di ACTION COMICS scritti da Grant Morrison: Superman è, proprio come durante la Golden Age, un fratello maggiore per la povera gente. Aiuta famiglie, abitanti di caseggiati, ragazzini. In un mondo profondamente in crisi, proprio come il nostro. La Metropolis scritta da Grant Morrison somiglia a una qualsiasi grande città in difficoltà nel nostro mondo problematico e reale, proprio come Cleveland in quelle prime storie della Golden Age (già, all’inizio non era Metropolis. Era Cleveland!). In questi giorni di incertezza economica e perdita di valori, abbiamo davvero bisogno di un Superman… ed è bello trovarlo almeno nei fumetti.

Tornano i tempi duri e torna il Superman nemico dei corrotti.
Tornano i tempi duri e torna il Superman nemico dei corrotti.

Questo è un grande elemento nei fumetti di supereroi riusciti… gli eroi sono parte attiva della storia. Hanno un’influenza su di essa, non sono solamente dei testimoni. Dunque questo Uomo d’Acciaio ha un ruolo di rilievo nella rinascita di Metropolis (una metafora dell’America in crisi) che diviene, nelle storie pubblicate nel titolo parallelo SUPERMAN scritto da George Pérez, una città innovativa, ricca, dall’aspetto moderno. La presenza di Superman ha permesso a Metropolis di crescere. Ma in questa Metropolis si riaffacciano alcuni dei nostri problemi. Uno degli elementi più interessanti del rilancio è nel numero 1 di SUPERMAN: il Daily Planet viene assorbito dalla Galaxy Broadcasting, e il giornale un tempo indipendente è ora parte di un impero mediatico governato da Morgan Edge. Fare il giornalista doveva essere una gran cosa negli anni ’30 o ’50, ma in tempi recenti la carta stampata sta attraversando una grossa crisi. La gente non compra più giornali, legge le notizie su Internet. La quantità di copie stampata è più bassa che in passato ed edicole su edicole chiudono i battenti. Perciò il destino del Daily Planet è un altro modo per collegare un personaggio della finzione come Superman al nostro mondo. E funziona.
E non solo Superman torna un personaggio al passo con i tempi. Anche i suoi nemici si adeguano. Se prendiamo il rinnovato Brainiac di Grant Morrison, possiamo vedere come il famoso villain venga collegato alla contemporaneità quando dichiara di essere stato in segreto, sulla Terra, Internet. In un’epoca in cui pare che non riusciamo a vivere senza la rete, collegare il concetto di World Wide Web a un criminale che sin dal nome (un incrocio tra “brain”, cervello, e “Univac”, il primo “cervellone elettronico” del 1950) rimanda alla tecnologia è un’idea molto efficace. Molto più che lavorare quasi esclusivamente sulla continuity del personaggio in maniera sterile come fece Johns nel 2008, in una saga in cui veniva rivelato che Superman non aveva mai incontrato il villain fino a quel momento, ma solo delle sonde.

 

Con la crisi della carta stampata, dite addio al Daily Planet così come lo conoscevate.
Con la crisi della carta stampata, dite addio al Daily Planet così come lo conoscevate.

 

Allora, se vogliamo riassumere l’ingente quantità di parole che ho scritto oggi, il Superman dei Nuovi 52 è migliore della versione precedente (il Superman “One Year Later”) perché Grant Morrison, George Pérez e gli altri sono stati capaci di legarlo nuovamente alla società che lo ha generato senza togliere il “super” da Superman. E questo è un grande risultato. Il background di questo nuovo Superman è più verosimile, più dinamico, più in linea con i tempi che stiamo vivendo. L’attuale Superman Team sta scrivendo Superman per il 2014 nel 2014. E’ una delle ragioni per cui secondo me stavolta Geoff Johns potrà scrivere un Superman migliore.

 

Con la riscrittura di Grant Morrison targata New 52, Superman è di nuovo il campione degli oppressi.
Con la riscrittura di Grant Morrison targata New 52, Superman è di nuovo il campione degli oppressi. Che ringraziano.

 

Nel prossimo episodio: qualcuno ha visto Clark Kent?

 

 

 

 

 

 

Superman e Geoff Johns – La seconda volta è quella buona Parte I
Tag:             

Rispondi