Prima di elogiarlo o di stroncarlo ci tengo a sottolineare una cosa molto importante che, però, pare sia sfuggita a molti: Dylan Dog: Vittima degli eventi è un fan-movie. Non è un film, gli autori non hanno alcun diritto sul personaggio e ciò che hanno fatto non è niente di più (e niente di meno) che un fan-movie.
Per chi non lo sapesse – ma in tal caso dubito sarebbe qui a leggere questo articolo – i fan-movie, come dice la parola stessa, sono film ispirati a personaggi di fantasia pensati, girati e prodotti da fan qualsiasi del suddetto personaggio. Nel caso specifico di Dylan Dog, il celebre indagatore dell’incubo di casa Bonelli.

Ho ritenuto necessaria questa premessa perché la pellicola in questione ha ottenuto un hype spropositato ed è stata trattata alla stregua di un vero film su Dylan, anzi, il vero film; quello che i fan invocano da una vita e, che ancora al cinema non si è visto.

Ripeto: al cinema Dylan Dog non è mai uscito.

Effettivamente la premiata ditta Claudio Di Biagio e Luca Vecchi ha giocato d’astuzia sfruttando il disagio che Dead of Night aveva provocato agli intestini di tutta Italia e ha proposto un fan-movie che casualmente presenta tutte quelle caratteristiche di cui era stata enormemente criticata la mancanza nel trash movie americano.
Abbiamo un Dylan con una camicia rossa (e non bordeaux), abbiamo Groucho Marx come spalla, abbiamo Bloch, il galeone fatto a metà, il poster del Rocky Horror Picture Show… c’è tutto. Non si sono fatti sfuggire niente. Niente salvo gli attori. Che fanno pena.

Cerchiamo di parlare un po’ meglio di questo prodotto, scaviamo un po’ più sotto la superficie e non fermiamoci a dire solo “l’attore recita male… i costumi fanno schifo… mia nonna con 10€ lo faceva meglio…” ma parliamo con lucidità del film, perché siamo di fronte a un caso molto particolare per la storia del cinema, e forse qualcuno non se ne è accorto.

Che lo riteniamo o meno un prodotto di livello, questo film segna un’epoca del cinema, o perlomeno del cinema italiano. Questo film è la rivincita dello spettatore medio frustrato sempre pronto a puntare il dito e a dire:«Lo avrei fatto meglio io». Questo non è un semplice fan-movie; grazie a un’efficace campagna di crowdfunding (ovvero raccolta fondi via internet attraverso siti specifici, come il celebre Kickstarter.com) il duo di Roma ha raccolto pecuniariamente le speranze di tantissimi giovani italiani che in questo film hanno fortemente creduto e hanno visto qualcosa di più, qualcosa che paradossalmente ritengono più veritiero del film ufficiale.
Per fare un esempio è come se il vostro scrittore preferito pubblicasse un nuovo libro ma a voi non piacesse, e allora per protesta lo riscrivete voi correggendo quello che secondo i fan nel libro manca e, ottenendo così il plauso dei fan.
Siamo di fronte a un’evoluzione totale: un cinema che se ne infischia totalmente della critica perché vuole ottenere il plauso del pubblico. Siamo di fronte a un cinema che per la prima volta può sapere in anticipo cosa il pubblico vuole proprio grazie ad internet.
E sarà un caso che a guidare questa rivoluzione in Italia sia il film sul personaggio più anticonformista del fumetto italiano?

Parlando della pellicola in sé per sé bisogna tenere a mente che anche qui siamo di fronte a un fan-movie un po’ particolare: i due che lo hanno pensato non sono due pirlozzi con la smania del cinema; il regista (Claudio Di Biagio) e lo sceneggiatore (Luca Vecchi) sono due ragazzi molto in gamba che in rete hanno già ampiamente dimostrato il proprio talento (se dico The Pills vi si accende qualche lampadina?) e infatti questi due aspetti della pellicola si notano e reggono bene: la telecamera fa un lavoro eccellente e la sceneggiatura è solida tranne per un particolare. Le battute di Groucho.
Sorvolando sul fatto che andrebbe pronunciato “grAucho” e non “groucio” (ma in Italia lo pronunciamo tutti così, compreso me, e quindi fottesega) la spalla di Dylan è comica. Non sempre fa ridere, anzi spesso spara freddure in puro stile british, di quelle che non capisce nessuno, ma il punto è che Groucho si esprime SOLO a battute, mentre in Vittima degli eventi lo vediamo ragionare e colloquiare (sì, ho usato questo verbo) come se fosse quasi normale. In questa pellicola Groucho non è più quel personaggio caricaturale ammirato nel fumetto, ma solo un onesto rompiballe col vizietto della battuta squallida. E questa è una grossa pecca, dal momento che proprio l’assistente di Dylan era stato uno dei punti più criticati del film con Brandon Routh.

Mi dispiace Luca, ma è proprio vero: l’abito non fa il monaco. Però, minchia se ci somigli!

Un’altro dettaglio di questo fan-movie è che in realtà si tratta… di un episodio pilota.
Basta vedere il cast (ci sono nomi forti, leggete bene i titoli di testa) per capire che questo non è il semplice divertissement di qualcuno, ma c’è la volonta di portare questo film da qualche parte, di farlo vedere a un pubblico che invece della tastiera clicca mi piace con il tasto verde del telecomando. Sì, sto parlando di Sky, sto parlando di fiction.
Il duo de Roma nel suo piccolo spera di portare dalla sua la forza dei numeri (perché questo “film” è già amatissimo) e di vendere questo prodotto a qualche emittente; ho detto Sky per fare un nome, ma è probabilmente quello il pubblico più adatto per questo prodotto.
Beh ecco, alla luce di questo ultimo particolare il film acquista una luce diversa, e allora sono disposto a perdonare tanti difetti e ingenuità al duo e, soprattutto, perdono le loro scarse capacità recitative perché il loro lavoro è un altro e, in questo modo, diventa palese che con un budget adeguato gli attori principali non sarebbero loro, che invece si accontenterebbero di sedere dietro la macchina da presa e dietro lo schermo del Pc a battere i dialoghi e tutto il resto.

In sintesi:

Pro

  • La vendetta è riuscita, questa pellicola può scrivere “Dylan Dog” nei titoli di testa senza peccato.
  • Tutti i più piccoli particolari che vi possono venire in mente riguardo Dylan Dog sono fedelmente rappresentati e ben riproposti
  • Luca Vecchi è il sosia di Groucho Marx
  • L’ambientazione – per forza di cose – romana non pesa e non stona con l’atmosfera dylandogiana

Contro

  • I due attori principali fanno pena
  • Le battute di Groucho non sono né buone né usate nel modo corretto
  • La storia è un po’ poco chiara in alcuni punti del film

 

Detto questo concludo dicendo che se siete fan dell’Old Boy vi conviene farvi un giro, anche solo per stasare le coronarie dal pattume di Dead of Night. Per tutti gli altri rischiate di annoiarvi un po’.
Infine bravi Luca e Claudio per lo sforzo e per la meticolosità nella ricostruzione dei particolari, anche i più piccoli, del fumetto.
Per il resto, un consiglio: fate il vostro mestiere (che lo sapete fare bene) e lasciate fare gli attori a qualcun altro; gli attori costeranno un sacco di soldi, saranno pure capricciosi, però almeno a metà spettacolo il pubblico non abbandona la sala.

“Dylan Dog: Vittima degli eventi”: un fan-movie un po’ particolare

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