È tutto finito signore e signori: i ragni sono sopravvissuti alla più grande caccia mai perpetuata ai loro danni. Be’, chi più e chi meno.

Cosa c’entra la morte di Green Goblin? Niente, ma è sempre un bel momento.

Partiamo col dire che il percorso intrapreso da Dan Slott partendo da Amazing Spider-Man 9 e finendo con il numero 15 (passando per diverse testate ragnesche) è forse il progetto più ambizioso che sia mai stato concepito in casa Marvel. Non si è rivelata the greatest saga of all time, la più grande saga di sempre, ma è stato davvero un lavoro pregevole, ben coordinato e scritto.
L’Antefatto:

Nella vecchia gestione pre-Mefisto, Straczynski si era inventato un nuovo nemico per l’uomo ragno: Morlun. Morlun è una specie di vampiro che si nutre di “forze totemiche”, ovvero di ibridi fra uomo e animale (o uomo e aracnide in questo caso).
Peter Parker ha sconfitto per ben due volte Morlun, ma stavolta non solo il vampiro è tornato, ma si è portato dietro tutta la sua famiglia; e invece di un solo ragno, il nostro, sta attaccando tutti gli spider-man di tutto il multiverso, uccidendoli per nutrirsi della loro essenza vitale.

A livello di trama c’è molto di più da dire, ma non è di questo che parlerò, mi limiterò a un commento generale.
Potrebbero esserci spoiler d’ora in avanti, per cui chi fosse interessato a leggere la saga (e non è una brutta idea) può ripassare da qui in un secondo momento.

Innanzitutto esaminiamo le testate coinvolte nella vicenda: The Amazing Spider-Man (ovviamente), Spider-Man 2009, The Scarlet Spider-Man, Spider-Woman; più Spider-Verse Team-up e Edge of Spider-Verse create ad hoc per l’occasione.
Le testate ragnesche come promesso sono state sfruttate a dovere, tanto che, se doveste leggere unicamente su Amazing lo scorrere della vicenda vi perdereste le parti più belle della storia, e non scherzo.
In Spider-Verse ciò che succede è spesso passaggio obbligato e scontato per esigenze editoriali e di trama. Capiterà spessissimo di vedere numeri dedicati all’organizzazione delle squadre dei ragni e delle strategie di attacco, mentre capiterà poche volte di vederli picchiarsi (tranne in alcuni epici momenti), mentre sulle testate più “piccole” assisteremo ai veri e propri colpi di scena affezionandoci a Peter Parker alternativi che, a differenza del «nostro», corrono il rischio sul serio di morire tra una pagina e l’altra (e questo causa rabbia e molte emozioni forti).

In ogni caso su Amazing si tirano i cazzotti più importanti.

Ciò che davvero colpisce la faccia di quel cazzone di Otto Octavius della serie intera è che le storie più interessanti non si trovano sulla testata principale, ma su quelle minori, in particolare su Scarlet Spider-man (il numero due è epicità pura) e su Spider-Woman (molto, molto divertente e anche eroica).
In sintesi ad essersela cavata meglio sono stati i pivelli anziché scrittori navigati come Slott e Peter David.
È anche vero però che i soggetti sono stati tutti pensati da Slott, e agli altri è spettata solo la sceneggiatura.

Cosa non va in questa saga? La conclusione.
La storia ci viene presentata (e ci era stata presentata anche prima) come la più grande battaglia degli uomini ragno, una battaglia disperata e insuperabile, contro dei nemici troppo più forti di loro, e che nemmeno l’unione di tutti gli spider-man di tutto il multiverso può dare una vera speranza. E poi invece nulla, basta un’incursione al quartier generale, un po’ di cazzotti, e fine. Fine?!?!?!

È deludente il modo in cui un’opera orchestrata fin nei minimi dettaglia si concluda in un modo così prevedibile e pedestre. Da Slott mi aspetto soluzioni spiazzanti e divertenti, certo, non mi aspetto Alan Moore o Grant Morrison, ma sei pur sempre lo sceneggiatore di Spidey e non un pirla a caso.
Invece appena riescono a eliminare il problema principale, Bam! distruggono tutto e fine della festa.
Neanche il confronto finale fra Spidey e Superior riesce a rivitalizzare un finale piattissimo, e tutto il misticismo de “la sposa, il rampollo e l’altro” resta palese e scontato dal primo all’ultimo minuto.
Sinceramente ho sperato per tutto il tempo che almeno “l’altro” si rivelasse essere Superior Spider-Man invece di Kaine, e non perché mi piaccia Superior in qualche modo, ma perché sarebbe stato un colpo di scena, anziche giocare tutta la storia sulla semplice tensione e paura di venire uccisi dagli Inheritors.

Per concludere: è una saga che consiglio?
Alla fine sì.
Non è quello che mi aspettavo, e neanche una delle più belle storie di Spidey, ma è una storia scritta e soprattutto programmata bene, che finalmente impegna davvero più di una testata, e dove ci sono alcune pagine molto commoventi e/o molto divertenti.
È una saga che consiglio perché potrebbe essere il battistrada di un nuovo modo di fare crossover, cioè il modo giusto. E sono fiero che sia stato usato Spidey per primo per tentare questo percorso.

Ebbravo Spidey!
Spider-Verse: giudizio finale

Un pensiero su “Spider-Verse: giudizio finale

  • 31 Agosto 2015 alle 14:49
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    Superior Spider Man non poteva in alcun modo essere l’altro. Dopotutto ricorda che il loro corpo è sempre lo stesso, anche se erano lì in momenti temporali diversi. Se Octavius fosse stato l’altro, allora anche Peter a rigor di logica doveva esserlo. In effetti poi è giusto che Kaine fosse l’altro proprio a causa della sua trasformazione acquisita.

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