Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

di Mark Haddon
Einaudi (Super ET)
Pagg. 252, € 12,00

La gente parla molto senza usare le parole.

La sindrome di Asperger (abbreviata in SA)[1] è considerata un disturbo pervasivo dello sviluppo (che tuttavia presenta sintomi più lievi rispetto alle altre patologie classificate in questo gruppo) imparentata con l’autismo e comunemente considerata una forma dello spettro autistico “ad alto funzionamento”. […] Gli individui portatori di questa sindrome (la cui eziologia è ignota) presentano una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi in alcuni casi molto ristretti. Diversamente dall’autismo, non si verificano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o nello sviluppo cognitivo.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Asperger

Christopher Boone è un quindicenne che una mattina si ritrova davanti il corpo di Wellington, il cane della vicina, trafitto da un forcone. Colpito dall’accaduto, deciderà di emulare il suo eroe Sherlock Holmes e darà inizio alle indagini per scoprire l’identità dell’omicida.

Quello di Mark Haddon, romanziere ma anche poeta e illustratore britannico, è un romanzo in apparenza molto semplice: l’intreccio non si distingue per particolari complicazioni e nel complesso il libro si lascia leggere fino alla fine senza particolari complicazioni; quello che rende però “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” una lettura stratificata e dall’accessibilità solo apparentemente semplice è una precisa scelta precisa dell’autore: affidare il racconto al punto di vista di un ragazzo affetto dalla Sindrome di Asperger.

Si tratta di una decisione estrema, perché condiziona non solo l’intera portata narrativa ma anche tutto l’apparato linguistico: non si tratta unicamente di mostrare il modo in cui una simile patologia possa condizionare la tua esistenza, ma piuttosto di assumere come tuo uno sguardo radicale, e per certi versi alieno, con cui guardare le cose.

Rifuggendo ogni sorta di pietismo o di seccante retorica buonista, Haddon riesce a ricreare l’incomunicabilità che separa queste persone dal resto del mondo. Avvertiamo costantemente una distanza con il protagonista: i suoi processi mentali ci spiazzano, i ragionamenti dietro le sue azioni ci sembrano incomprensibili, alcuni capitoli dedicati alla risoluzione di enigmi o di giochi matematici, la passione di Christopher, appaiono completamente slegati dal contesto; ma continuando a conoscere il ragazzo ci si rende conto di quanto il ritratto che ne viene fatto sia convincente.

Per tratteggiare il suo protagonista, Haddon intraprende la strada più difficile, puntando a costruire, capitolo dopo capitolo, una personalità sfaccettata, inevitabilmente condizionata dalla malattia ma non integralmente risolta in essa.
Un ritratto problematico racchiuso in un libro che nel suo livello più superficiale permette a tutti di apprezzarlo ma che regalerà non poche soddisfazioni ai curiosi che proveranno veramente a comprendere questo quindicenne appassionato di misteri.

I Consigli del Martedì – Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon

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