Chi non crede nella magia non la troverà mai

Conosciamo tutti la trama del capolavoro di Roald Dahl, Matilda – meravigliosa l’edizione Salani, delizioso il film con Danny DeVito – un precoce genietto assetato d’amore e di sapere, una divoratrice di libri che, nata in una famiglia anaffettiva e culturalmente sottosviluppata, si riscatta grazie al potere della lettura. I Wormwood le vietano il piacere di conoscere – è la televisione con le sue soap da cerebrolesi l’unica maestra di vita – ma Matilda trova autonomamente il modo di saziare il suo bisogno di apprendere. Visita, così, la biblioteca cittadina, dando avvio a un’avventura senza precedenti: quella della lettura. Legge tutti i children’s book, trovando che C.S. Lewis manchi di spirito – I bambini non sono seri come gli adulti e amano ridere – così come Tolkien e, sotto la supervisione ispirata della Signora Phelps, passa a sgranocchiare Great Expectations, assorbita dalle avventure di Pip e della “ragnatelica” Miss Havisham, e poi molti, molti altri classici della letteratura. Quei libri tanto magici, che hanno il potere di farla viaggiare in mondi nuovi, e di farle vivere imprese straordinarie, sono i suoi unici compagni, portatori – frase erroneamente attribuita al romanzo – di un messaggio colmo di speranza e di consolazione: Tu non sei sola.
Matilda Wormwood, grazie alla lettura, sviluppa un’intelligenza oltreumana di cui è a stento consapevole, e di cui i genitori non si accorgono – ignorano la figlia con ostinazione – che verrà scoperta e messa in risalto dalla fragile e mite Signorina Honey. Ma questa bambina fenomenale non è soltanto una mente brillante: c’è magia in lei, e grazie al suo desiderio di far del bene, unito a quella voglia inesausta di conoscere – e che deve che deve pur uscire da qualche parte! – aiuterà la sua adorata maestra a riappropriarsi della sua vita, dopo un passato di soprusi e privazioni.

La signorina Honey e Matilda, in “Matilda 6 mitica”

Il significato dell’opera

Quando valuto un romanzo cerco di attenermi all’obiettività più scrupolosa; con Matilda è stato difficile: sono legata a questo capolavoro della narrativa per l’infanzia sin da bambina, e la storia di Matilda è un po’ la mia. I libri sono stati, per primi, amici preziosi e insostituibili; delle scuole elementari ho memorie agrodolci: non di rado trascorrevo la ricreazione in classe, da sola. Avevo un rapporto conflittuale con gli altri alunni, e il mio unico rifugio – lo è, lo è sempre stato – erano i frammenti di poesie e racconti antologizzati: leggere mi faceva sentire meno sola, e molto felice. La seconda ragione che mi obbliga a chiudere l’occhio neutro del sezionatore, è insita nell’opera stessa. Lo stile ricco di verve e ironia dell’autore rende questo romanzo un gioiello, anche per i lettori più agée: Dahl è un sublime caratterista e in pochi, precisi, tratti, riesce a dar vita ai suoi personaggi. Il ricorso all’umorismo – la capacità di rilevare l’aspetto comico del reale – è la touche finale: Matilda ha molto da insegnare, a grandi e piccini. Non si tratta soltanto della storia di una bambina sola a cui la lettura apre orizzonti sterminati, ma dell’eterna antitesi tra cultura e ignoranza – un’ignoranza, in questo caso, fiera e scelta con coscienza. I Wormwood ne sono l’esempio lampante: Mr. Wormwood, segaligno e dall’aspetto iracondo, è dotato di un’intelligenza istintiva, applicata con determinazione nel campo della delinquenza – rivende auto usate e scaltramente manomesse – e, sin dall’inizio, nega a Matilda il piacere della cultura. Le vieta di comprare libri, le proibisce di leggere quelli presi in prestito alla biblioteca, arrivando a farne a brani uno da cui la figlia sembrava trarre profondo diletto – e con la rabbia di chi vede qualcuno trarre piacere da una cosa al di là della propria comprensione. Matilda è un’acuta analizzatrice e intuisce nel padre una vera e propria gelosia: come può lei divertirsi leggendo, mentre lui non ne è capace?
Quella a cui il genitore intende forzarla, obbligandola allo stolido chiacchiericcio della Tv, è un’ignoranza oppressiva, senza possibilità alcuna di redenzione. La madre, la pingue e sciocca Mrs. Wormwood, incarna lo stereotipo della donna piacente e priva di materia grigia – e in questo caso le doti umoristiche di Dahl raggiungono vette sensazionali: la povera Signora non è neppure bella! È la superficialità a comporla; indimenticabile il dibattito tra lei e Miss Honey che, in un atto di bravery inconsapevole, visita questa oscura famiglia per lodare le doti intellettive di Matilda, scontrandosi con l’ottusità di chi sceglie il look, piuttosto che il book – perché agli uomini piacciono le belle donne, non quelle intelligenti!

 

Un’altra delle stupende illustrazioni di Quentin Blake

La cattiveria della folle Mrs. Trunchbull, la signorina Trinciabue, è di ben altro genere. Mi ha ricordato la Regina di Cuori, di Lewis Carroll: priva di raziocinio, iraconda, violenta manipolatrice. L’abilità dell’autore è stata creare due prototipi di antagonista assolutamente plausibili, intimorenti e ugualmente negativi – certo più per le menti dei grown up.
Mrs. Trunchbull è un personaggio caricaturale quanto terribile: il suo concetto di potere è intrinsecamente legato a paura e brutalità primitiva – che rappresenti quel tipo di insegnamento oppressivo ed erroneamente privo della componente ludica, parte essenziale dell’apprendimento?
Matilda, la Signorina Honey, Mrs. Phelps – acculturate, empatiche, affamate di sapere – sono, invece, le eroine della vicenda; non si tratta di scontro generazionale, ma dell’ottusità contrapposta alla grandezza della mente senza freni: è proprio tramite la conoscenza che è possibile elevarsi e ottenere un riscatto. È la cultura la vera magia.

Mrs. Trunchbull

“If only they would read a little Dickens…”

Spesso, in quella parte della letteratura destinata a un pubblico molto giovane, l’immaginazione – espressa tramite l’atto del leggere, o del raccontare storie – ha potere salvifico: Matilda, in questo senso, si unisce alla più stucchevole Principessa Sara, o alla frizzante e nerboruta Pippi Longstockings. È la tendenza alla narrazione, al fantasticare, e al leggere che redime e protegge dalle brutture del reale. Ma è anche questione di empatia: leggere stimola le nostre capacità empatiche, e ha un ruolo centrale nello sviluppo delle possibilità sociali. Gli antagonisti, i Signori Wormwood e la brutale Mrs. Trunchbull ne sono inevitabilmente privi, a differenza di Matilda che redarguisce severamente il padre, quando viene da lui messa a parte delle sue azioni truffaldine – Sei disgustoso: tradisci delle persone che hanno fiducia in te – e compatisce entrambi i genitori quando comprende quanto siano ristretti i loro orizzonti – If only they would read a little Dickens or Kipling they would soon discover there was more to life than cheating people and watching television.
Ed è proprio l’empatia a farle desiderare e poi a consentirle di liberare la pavida Miss Honey.

                        Matilda indice dei libri 2

 

Matilda – Un inno al sapere

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