È molto tempo che mi ronza questa domanda per la testa: io sono un retrogamer convinto e per la mia esperienza videoludica non posso fare a meno di pensare che i cosiddetti “giochi di una volta” fossero, generalmente, più difficili di quelli odierni.

Alt, vi fermo subito: i giochi difficili ci sono anche oggi, senza dubbio (qualcuno ha detto Tropical Freeze o Dark Souls?), ma sono mosche bianche in mezzo ad un mucchio di CoD tanto amati da quella generazione perversa che sono i millennials oppure siamo noi, nostalgici del cazzo, a riempirci la bocca di “era meglio quando si stava peggio”?

Parliamone

Kevin Spacey, - Call of Duty: Advanced Warfare
A Kevin Spacey non piace questo elemento

Niente salvataggi o salvataggi limitati (oggi sono addirittura automatici), bestemmioni tirati al joypad quando quel bastardo di Martelkoopa ti prendeva sempre al volo, niente cheat (bello GTA vero?)… e io non sono mai riuscito a finire il primo Sonic, per esempio.
Oh, non ci riesco. Non senza salvare “rubando” grazie ad un qualche emulatore.

Martelkoopa
Hasta siempre

Gli anni Novanta sdoganarono, oltre a discutibili scelte in campo di moda, anche le prime console nelle case dei bambini: chi aveva il Sega, chi il Nintendo, chi (negli USA) il Neogeo o l’Atari. I videogiochi cominciavano ad uscire dalle sale giochi e veniva così a mancare il “presupposto del gettone”: più un gioco è difficile, più gettoni inzuppi nel cabinato.

Gli arcade dovevano essere difficili per una semplice questione di sopravvivenza, ma i giochi “casalinghi” invece?

Qui credo si incrocino essenzialmente tre motivazioni.

 

  • I limiti tecnici

    Un’alta difficoltà fa durare il gioco di più e se potevi realizzare solo una decina di “schemi”, dovevi trovare un modo di allungare la longevità. Oggi invece possiamo permetterci dei mostri (nel senso buono) come Breath of the Wild con un mondo tanto vasto da permetterti di gironzolare per un centinaio di ore senza fare niente e divertirti lo stesso.

  • I prezzi

    I videogiochi stavano sì diventando merce popolare, ma i prezzi all’utenza finale erano ancora alti: noi oggi ci lamentiamo (giustamente) dei giochi Ps4 a 70 euro, ma abbiamo Gamestop, le catene dell’usato, Steam; bastano un po’ di occhio e di pazienza e nel giro di qualche mese dall’uscita si trovano offerte  interessanti (durante gli sconti natalizi, su Steam trovi anche organi umani a 3,99€), ma una ventina d’anni fa per portarti a casa un Fifa ’97 (<3)  dovevi sganciare quasi centomila lire. Centomila lire erano un’enormità e se sono riuscito a convincere mio padre a comprarlo, sudando le fantomatiche sette camicie, cavolo, devo divertirmici per forza TANTO e A LUNGO.

    Fifa 97 cover super nintendo
    Ciao, Baby
  • Il pubblico

    Non intendo dire banalità del tipo che i bambini di un tempo erano abituati alle sfide, oggi invece vogliono tutto e subito.
    No, non lo dirò (anche se in minima parte lo penso, maledetti giovinastri).

    Scrooge McDuck
    Paperone retrogamer

    Intendo il target del videogioco.
    Il primo pubblico delle console era composto sia dai giovani delle sale giochi (che appunto volevano sfide) che dai bambini (i cui genitori volevano che i figli si stancassero del loro nuovo costosissimo giocattolo il più tardi possibile). Ma sopratutto, il target dell’epoca vedeva il videogioco come una novità, e non aveva tutta questa ricchezza di offerte che abbiamo oggi.
    Non so, a volte penso che se un gioco di oggi fosse davvero difficile verrebbe presumibilmente lasciato sullo scaffale e anche le eccezioni di successo non hanno ottenuto un riscontro di pubblico comparabile ad altre produzioni tripla A (vedi Bayonetta).
    Inoltre, oggi il videogiocatore medio non è più (necessariamente) un ragazzino: magari è un operaio stanco, un impiegato stressato, una madre che ha appena messo a letto i figli, che magari non cerca una sfida ma solo un momento di comprensibile relax.
    Perché negarglielo?

Non possono essere tutti dei “centopercentisti” alla perpetua ricerca del “platino”.
Magari c’è chi aspira solo ad arrivare alla fine di un’esperienza di gioco, divertendosi nel mentre, senza troppe difficoltà. E questo con certi giochi di un po’ di anni fa proprio non lo potevi fare.

Lì o sputavi sangue, o niente.

Sonic The Hedgehog
Ma prima o poi ti completo, fottuto riccio.

 

 

I videogiochi di una volta erano davvero più difficili?
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Un pensiero su “I videogiochi di una volta erano davvero più difficili?

  • 29 Aprile 2018 alle 19:37
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    Cavolo pensavo di essere l’unico a rompere mille joypad su un muro, ho sempre odiato quel riccio, sempre su e giù e i nemici che zompavano da tutte le parti

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