(Questo post potrebbe essere il primo di una lunga serie)

Amici videogiocatori, nella vostra più o meno lunga carriera videoludica c’è un gioco che, da sempre, vorreste finire ma che per qualche motivo non siete mai riusciti a completare?

Magari la storia è intrigante ma la grafica è antiquata, la gestione della telecamera vi dà il mal di testa o, semplicemente, è troppo difficile

Per quanto mi riguarda, un gioco del genere c’è e si chiama Kingdom Hearts: Chain of Memories

KH: Chain of Memories è il primo sequel dello storico Kingdom Hearts – uscito per la prima volta nel 2004 per Game Boy Advance (ma poi riproposto con grafica 3D su PS3 e PS4); spin-off della serie di Kingdom Hearts, una saga che voglio sperare non abbia bisogno di presentazioni.

Ora, chi mi conosce sa che io non sono un amante dei JRPG. Ma sarà la presenza degli eroi dei film Disney, sarà che il primo Kingdom Hearts è uscito in un’epoca storica in cui non ero poi così intollerante a questo genere ma, in qualche modo, la saga si è ritagliata un piccolo posto nel mio cuore.
La miriade di sequel, prequel e vie di mezzo uscite negli anni ha reso la continuity di Kingdom Hearts una roba così complessa, ma così complessa ed intricata che Metal Gear lèvati prorio – Kojima sooooca.
Chain of Memories è il primo episodio a mostrare queste “complicazioni”, potete quindi comprendere la smània che avevo di giocarlo e completarlo.


Temporalmente si colloca a metà tra il primo e il secondo capitolo della serie principale; non è essenziale per capire Kingdom Hearts 2 ma chiarifica alcuni concetti e introduce alcuni personaggi.

E allora perchè, tutt’oggi, non l’ho mai finito?

Semplice. Perchè il sistema di combattimento lo rende ingiocabile.
Invece di un sano sistema in cui si pigiano a raffica tondo-quadrato-triangolo fino a consumarsi i pollici, Chain of Memories propone un orribile sistema basato sulle carte: è così orrendo che fatico anche a spiegarlo: in pratica abbiamo un mazzo di carte dove ogni carta rappresenta un colpo e ogni colpo ha un valore. Per colpire l’avversario (oltre che essergli fisicamente vicino) dobbiamo giocare una carta dal valore maggiore uguale a quella del difensore, e dobbiamo farlo anche al momento giusto.
Il tutto mentre lui schiva fisicamente.

Insomma, ‘na schifezza assurda

La mia prima esperienza con Chain of Memories risale alla versione Game Boy Advance; arrivai anche piuttosto avanti nel gioco, finché… semplicemente rimasi piantato.
Avevo salvato prima di un boss che non potevo battere con le carte che avevo, ma non potevo neanche tornare indietro a potenziarmi: quindi o ricominci tutto il gioco dall’inizio o… addio.
E così fu.

Abbandonai l’idea di finire il gioco per molti anni: una decina per la precisione.

Poi, recentemente, mi sono procurato la collection di Kingdom Hearts per PS3 e ho deciso di riprovarci, pensando che magari con la versione 3D le cose sarebbero state migliori ma… col cazzo!

Anzi, se possibile è pure peggio perchè se nel confortante mondo in assonometria del game boy lo schivare non era poi così importante, qui la cosa diventa fondamentale e complica un sistema già di per sé pesantissimo: quindi, verdetto finale…

 

Mi spiace Chain of Memories. Io ci ho provato a volerti bene, ma non ci riesco.
Vado a vedermi i video su Youtube. Soffro meno, e la storia la seguo lo stesso.

Adios, (non) ci siamo tanto amati.

Kingdom Hearts: Chain of Memories – Vorrei, ma…
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