Raramente il nostro blog ha parlato di romanzi e questo, a mio avviso, è una delle nostre lacune più evidenti (al contrario la mancanza di igiene mi è sempre sembrata alquanto sopravvalutata). L’idea iniziale era quella di provare a colmare questa mancanza stringendo un d20 fra i denti, ma ho deciso invece, in maniera assolutamente dispotica, di giocare con il termine fantasy per proporre alla vostra attenzione tre pubblicazioni, tutte gettate in pasto al pubblico quest’anno, assolutamente meritevoli.
Sì, perché, in effetti sotto la categoria fantasy, attualmente, viene fatto entrare praticamente tutto: il trucco è modificare il termine con un aggettivo, mettendoci robe tipo “urban” o “medieval”, e il gioco è fatto. Penso che anche Calimero sia finito a fare compagnia a Tolkien e co., perché alla fine uno tutto nero nel dark fantasy ci sta.
Ma alla fine i discorsi sulle tags sono lunghi e tediosi quasi quanto la diatriba sul termine Graphic novel (specifico: quasi) e quindi mi guarderò bene da affrontarli. Vi sarà utile solo ricordarvi che, probabilmente, tutti questi tre titoli saranno rintracciabili sullo scaffale delegato al fantastico del vostro pusher librario di fiducia. Al massimo potrebbero essere su quello adibito ai bimbi dove notoriamente finisce tutta la roba non catalogata, come gli erotici d’avanguardia anni ’30.
Primo in ordine di uscita, edito infatti dalla Salani Editore poco tempo prima dell’estate, Godbreaker è l’ultimo romanzo di Luca Tarenzi (Il Sentiero di Legno e Sangue, Quando il Diavolo ti Accarezza). Senza ricorrere a tanti giri di parole e cercando di essere il più limpido possibile chiarisco subito che, per me, Godbreaker è l’equivalente di un blockbuster ben scritto, dove per blockbuster intendo riferirmi a un prodotto teso prevalentemente a intrattenere e a divertire il suo utente. Cosa che a Godbreaker riesce benissimo.
Ambientato ai giorni nostri fra Londra, Amsterdam e Milano, il romanzo narra le peripezie intrecciate di Liàthan (un’antica divinità ormai annoiata), Edwin (un vendicativo e giovane semidio, ovvero il figo ribelle) e Molly (una ragazza, idedita al mestiere più vecchio del mondo, che si ritroverà immischiata in un discreto casino) in quello che descritto così potrebbe farvi pensare a un canonico urban fantasy (vedi il discorso sulle categorie di sopra), ma che di canonico non ha proprio niente. Se c’è un tratto distintivo dello stile di Tarenzi infatti è un rigetto totale nei confronti delle situazioni comuni e delle soluzioni consumate. Aiutato anche da una vasta cultura enciclopedica in materia di miti, testimoniata da suoi precedenti saggi sul tema, l’autore pesca a piene mani dalle mitologie più disparate, dal folklore e dalla tradizione fiabesca rielaborando, di volta in volta, a suo piacimento il materiale di partenza. Si parte con una manifesta citazione di Sir Gawain and the Green Knight e si finisce in fughe a perdifiato con La caccia selvaggia, fra scaltri mutaforma, faide nei cieli del Castello Sforzesco da fare impallidire Bleach (e apprezzate il gioco di parole, cribbio!), draghi molto poco “dragosi” e funghi molto “incazzosi”.
Godbreaker è un ottovolannte di situazioni ad alto tasso di fantastico, si tratta di un romanzo che morirei per opzionare se fossi un danaroso produttore cinematografico. Tarenzi racconta il tutto con uno stile scorrevole e pulito, cercando di lavorare sulla caratterizzazione dei personaggi modificando, di capitolo in capitolo, il punto di vista interno con ottimi risultati: i protagonisti risultano solidi e, in particolare Molly, piacevoli da leggere ma l’azione non si arena mai.
Quattrocentonovantasei pagine scritte con compiacimento incapaci di annoiare, che scendono giù bene come un buon bicchiere di whisky e lasciano negli occhi, ad albo chiuso, quello sfarfallio, tipico residuo di una luce abbagliante.
Altro autore italiano, Francesco Dimitri (Pan, Alice nel Paese della Vaporità), altro romanzo uscito nel periodo estivo, approccio completamente diverso al genere fantastico.
Se Godbreaker è un’ondata travolgente, L’Età Sottile è una brezza leggera e costante. Dimitri firma un lavoro delicato contraddistinto da un lirismo ricercato ma non vuoto.
Protagonista della storia è Gregorio, un ragazzino di quattordici anni alle prese con una sorta di iniziazione magica. Nella vita di Gregorio non ci sarà però nessuna Hogwarts, nessun platano picchiatore e nessuna partita a Quidditch, ci saranno, al contrario, una quotidianità romana molto vera, delle esperienze di vita drammaticamente concrete e delle sensazioni familiari per chi non ha ancora perso la memoria dell’adolescenza. L’Età Sottile è il racconto di un’età di passaggio, un romanzo di formazione sui generis che riesce letteralmente a incantare nelle sue pagine più riuscite. Una prova da autore maturo che pecca, a mio parere, solo nelle pagine finali, quando il romanzo smette di paseggiare sul filo delle ambiguità e mostra tutta la sua natura fantastica. In ogni caso, da leggere.
“Il fulmine colpì l’acqua della piscina.
Chiara gridò.
Basta così, pensai.”
Uscito da pochi giorni, questa volta per Mondadori, L’oceano in fondo al sentiero è l’ultimo romanzo di Neil Gaiman (vi devo veramente elencare quello che ha scritto?). Membro permanente del pantheon nerd in qualità di nume tutelare dell’urban fantasy, Gaiman è ormai un marchio di garanzia: un autore che è riusciuto nel tempo a consolidare il proprio stile tanto da renderlo immediatamente riconoscibile per il grande pubblico, senza, contemporaneamente, rincoglionirsi (tu in seconda fila hai detto Tim Burton, giusto?).
La paura con le nuove creazioni di simili autori è quella di leggere un “more of the same”, un libro fotocopia, privo di una propria, determinata, identità. Questo timore, lo ammetto, si manifesta fortemente in un primo tempo, durante la lettura della prima parte del libro appena dopo un primo capitolo dal vago retrogusto kinghiano: si ha la sensazione infatti di stare leggendo una versione leggermente più claustrofobica di Coraline. Poi le pagine scorrono e la magia si palesa.
Quel che sconvolge di Gaiman è il suo stile essenziale, quasi basilare. Non si capisce infatti come riesca a incasellare perfettamente una parola dopo l’altra in un modo tanto elementare quanto efficace. Ti ritrovi stregato, bloccato nell’incedere della lettura senza nemmeno rendertene conto. Ti rispecchi nei protagonisti, tremi insieme a loro, assaggi proprio quel biscotto inzuppato nel tè che stanno mangiando loro, piangi stringendo le ginocchia al petto spalle al muro esattamente come loro. Non ti spieghi perché, anzi non riesci proprio a capirlo, ma prima che tu possa interrogarti ulteriormente sei lì che concludi l’albo curiosando tra i saluti in appendice. I temi cari all’autore li ritrovi tutti: il confine tra sogno e realtà, il fantastico che entra ed esce a suo piacimento dalla vita delle persone, gli adulti che si rispecchiano nei bambini e viceversa; eppure c’è qualcosa di diverso, qualcosa di peculiare, una parte dell’autore che non avevi mai intravisto, un pezzo di te che si lega inscindibilmente a un particolare momento del libro. Alla fine ti tocca applaudire, un’altra volta. Proprio come quel prestigiatore che “questa volta lo sgamo” e poi ti frega sempre.
P.S. Luca Tarenzi e Francesco Dimitri terrano, insieme a Chiara Codecà, una conferenza intitolata “Scassinatori alla Porta dei Sogni” riguardante il panorama attuale del fantastico, alla fiera di Lucca Comics & Games, domenica 3 novembre in Sala G.Ingellis ore 12.00 (fonti anonime ci informano che dovrebbero essere previsti, per gli ospiti, la frittatona di cipolle e rutto libero).
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