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Cosa promette questa immagine, secondo voi?

Volete che provi a fare qualche ipotesi? Ok.

Epicità, famiglia, avventura, accessibilità, eccentricità.

Parole chiave che vengono percepite passivamente dal cervello, in maniera praticamente istantanea, nel momento stesso in cui la persona entra in contatto con questo oggetto.
Ecco, ora vi faccio un’altra domanda: avete presente i pop-up?

Wikipedia arriva puntualmente in nostro aiuto, come del resto succede ogni volta che un dubbio si diverte a seviziarci, e ci dice:

 

In informatica, i pop-up sono degli elementi dell’interfaccia grafica, quali finestre o riquadri, che compaiono automaticamente durante l’uso di un’applicazione ed in determinate situazioni, per attirare l’attenzione dell’utente. Tipici pop-up sono quelli contenenti pubblicità e che compaiono nel browser durante la navigazione sul World Wide Web.

Il suo inventore è Ethan Zuckerman, che li aveva creati con lo scopo di tenere separata la pubblicità durante la navigazione nel sito Tripod.

Bene. Adesso provate a spiegarmi la differenza tra le parole chiave che ho, tediosamente, elencato sopra e una serie di pop-up, perché io non la vedo.

L’ho presa larga (come sempre del resto), e visto che mi state, virtualmente, dedicando parte del vostro tempo e il tempo è una cosa preziosa, arrivo al punto: se vuoi comunicare qualcosa parti dall’immagine.

Cambio di scena. Passiamo a questa vignetta:

 

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Fregatevene dei balloon. Concentratevi sulla lettura dell’immagine. In seguito, leggete i dialoghi contenuti nei balloon.
La comprensione della scena è mutata in qualche modo tra la fine della seconda operazione e quella della terza.
Rispondo ancora io, marzullescamente: no.

L’immagine vi ha già comunicato tutto quello che vi serviva sapere. I dialoghi hanno rafforzato, supportato, completato il significato ma non lo hanno, in nessun modo, alterato.

Mi chiederete come faccio a (stra)parlare di significato, messaggio e comprensione senza fare nemmeno un vago accenno alla storia, al tipo di prodotto o a un qualsivoglia intreccio. Ma, di fatto, io credo che tutti questi fattori facciano parte di un processo secondario: se vuoi comunicare devi iniziare a farlo costruendo l’immagine.

Non importa che si stia parlando di un’immagine narrativa, cinematografica, fumettistica o di altra natura, una modalità di comunicazione funzionale inizia comunque con la medesima meccanica: architettare un costrutto in grado di generare nel ricevente pop-up mentali della tipologia da noi prescelta.

 

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Ma non è che stai confondendo grafica con fumetto oltre che narrazione con informazione? Senza contare che pure quei balloon che ci hai detto, inizialmente, di tralasciare fanno parte dell’immagine e che, di conseguenza, forse questo discorso è pieno di falle?

Forse, sì. O forse vi state complicando la vita inutilmente.

Quello che qui sta parlando da solo con interlocutori immaginari sei te, non noi.

Sai cosa? Fanculo.

 

 

 

P.S. E comunque ne riparliamo un’altra volta…forse.

 

 

 

Una questione di estetica
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