Bentornati qui su Nerdexperience.it per il secondo atto (su 3) del nostro special-event dedicato alla rivoluzione di Dylan Dog.
Come ormai saprete tutti da oggi 29 ottobre 2014 l’ispettore Bloch ha ottenuto quello che noi in Italia non vedremo mai (non a caso è inglese) ovvero la pensione. Evento epocale perché uno dei pilastri del fumetto dylaniano – e dylaniato – scompare, o meglio muta completamente, una cosa che nella narrativa seriale non dovrebbe esistere.
Ma se di questo parleremo meglio domani nella recensione “a freddo”, oggi continuiamo il viaggio che abbiamo cominciato ieri insieme al mio caro amico SymoXIII di A Star Crossed Wasteland. Ieri abbiamo pubblicato, in attesa di avere fra le mani il Dylan del mese, un breve racconto scritto a quattro mani (le mie e le sue) che potete leggere o rileggere qui; oggi invece è il giorno, per cui parleremo del nuovo e, ripeto, rivoluzionario numero 338: Mai più, Ispettore Bloch.

Se il numero è quantomeno speciale potevamo noi essere da meno? Certo che no, e allora aspettatevi una recensione piuttosto insolita sia qui che sul sopracitato blog del Simic.

E allora via con le immagini:

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La copertina del numero, chiaro omaggio a “Spider-Man no-more” storico albo del ragnetto. A sto giro nessuna immagine figa rubata da qualche sito perché, come ha scritto il Simic nel suo articolo, questa è una recensione ad-cazzum. quindi beccatevi le foto mie fatte col cellulare, tié.
O che fine ha fatto la storica immagine di apertura di Stano?
O che fine ha fatto la storica immagine di apertura di Stano?
Articolo redazionale e prima pagina: ecco il nuovo look del nuovo Dylan
Articolo redazionale e prima pagina: ecco il nuovo look del nuovo Dylan

 

 

Ok primo stop.
Vi avevamo detto che avremmo fatto qualcosa di diverso? Beh ecco la novità: sto recensendo le mie impressioni arrivato a pagina 56 del fumetto, ovvero all’esatta metà, visto che il fumetto è di 112 pagine.
L’impressione che ho avuto fino a questo momento è quella di trovarmi davanti a un numero storico di dylan, per intendersi l’emozione che mi sta dando mi ricorda molto quella de il numero duecento. E non è un caso visto che la coppia di autori è la stessa: Paola Barbato e Bruno Brindisi. Il numero però non è adrenalinico tanto quanto il numero 200 – almeno finora, l’azione sta cominciando proprio adesso – ma ci sono molti aspetti davvero belli. Bisogna dire che, proprio come tutti i numeri storici (cioè quelli che raccontano frammenti del passato di Dylan: Finché morte non vi separi, il numero duecento etc.) si ha la sensazione che la storia sia solo un pretesto per non annoiare il lettore mentre ci raccontano l’evento principale: il pensionamento di Bloch. Effettivamente c’è un caso, e neanche un caso banale visto che è una diretta citazione a uno dei numeri più incredibili usciti dalla penna di Sclavi, Tre per Zero, però non ce ne importa così tanto perché la domanda che tutti si pongono è questa, anzi, sono queste due: 1) Bloch è in pensione, ok. Ma è davvero felice? 2) Adesso che Bloch non è più in pensione, cosa succederà?
Per il momento non ci sono grandi elementi che ce lo possano fare intuire, è davvero necessario proseguire il racconto per scoprirlo.

Ipotesi di finale: Questa cosa l’abbiamo decisa a tavolino io e SymoXIII, per cui devo proprio scriverla per quanto sia difficile immaginare il finale della storia.
Dunque, arrivato a pagina 57 secondo me la storia finirà in questo modo:


Che dite, ci avrò preso? Ora finisco di leggerlo e ve lo dico.

Ok. Ok. Ok. Ho già detto ok?
Le prossime sono impressioni a caldo. Nel momento in cui scrivo ho appena finito Dylan e ci sono un mucchio di cose che mi girano vorticosamente nella testa. Di solito aspetto si fermino, faccio ordine e poi scrivo un articolo di senso compiuto, stavolta, andando contro le regole di un buon giornalismo: sparo a raffica senza precauzioni di sorta.
Allora, il numero è bello. Vale la pena di comprarlo anche se costa una sommetta discretta (ma comunque meno dell’uoo ragno, e ha più pagine pur con la stessa cadenza, cioè mensile) e si mettera con orgoglio sullo scaffale subito dopo il numero 337 e subito prima del numero 100 (sì, il numero cento va sempre messo per ultimo sullo scaffale, ricordatevene).
Ci sono molte cose però che non ho apprezzato e che mi hanno fatto storcere un po’ il naso, anche se sono piccolezze. Innanzitutto il finale. Ah: d’ora in poi spoilero di brutto, per cui, se volete, continuate a leggere a vostro rischio e pericolo.
Dunque sì, la morte era andata in pensione, ma non per essere sostituita, bensì per salvare Bloch dalla depressione causata dal proprio pensionamento (e qui ci ho preso in toto, ma era facile). Quel che non mi piace è la nonchalance con cui i non-ancora-morti accettano la nuova condizione di vita perenne a cui Dylan li ha consapevolmente condannati e, Jenkins che non muore per l’infarto perché la morte è buona e ha fatto tutto questo casino per l’Old Boy. Boh, che la morte abbia sempre avuto una simpatia per Dylan è cosa nota, ma questo finale qualche dubbio me lo lascia. Ci sono in compenso battute memorabile a iosa e la Barbato ci regala dei dialoghi veramente divertenti supportati da dei disegni di uno dei migliori Brindisi di sempre, nonostante l’amara pecca dell’uso delle frecce in diverse vignette per indicare al lettore dove guardare (brutta pecca questa Bruno, ci sono rimasto malino). Il finale poi è davvero travolgente fino a che la morte non riprende i propri ferri, anzi falci, del mestiere, perché tutti i personaggi principali, escluso Dylan potrebbero essere dei non-ancora-morti, ma non ci è dato saperlo fino a che la morte non ritornerà in gioco: Jenkins ha un infarto, Groucho viene colpito in testa da Gus, e Bloch dice di non voler più morire, facendoci sospettare che magari si è tolto la vita e adesso se ne è un po’ pentito.
Beh, che dire, un bel numero. davvero un bel numero.
Mi aspettavo di più? Ma certo! Questo numero era così carico di aspettative che neanche se lo avesse scritto il miglior Sclavi di sempre mi sarei accontentato. Ma se resto razionale la verità viene a galla: Paola Barbato ci ha regalato un’altra bella storia, Bruno Brindisi spero disegni per sempre, e Recchioni può ridersela soddisfatto dietro al suo pizzetto malvagio perché questo numero gli ha detto bene e, non vediamo l’ora di leggere il prossimo.

Mission complete.

Ah se volete – e so che la volete – un’altra opinione su questo numero fiondatevi sulla pagina di SymoXIII che vi dirà la sua!

Dylan Dog #338: Unboxing e impressioni a caldo

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