Quattro chiacchiere su Stark D.I.V.I.S.O.

Negli ultimi giorni del 2014 mi sono voluto regalare una chiusura in bellezza: mi sono preso l’influenza.
Come spesso mi capita, influenza significa avere finalmente un motivo per stare a giornate nel letto a leggere i fumetti senza sentirmi in colpa con l’universo.
Così, visto che per le vacanze sono tornato all’ovile, ho ritrovato quella collezione di “Supereroi il Mito” che mio padre aveva iniziato tempo fa e che adesso è bella che finita.
Spulcia qui, spulcia là, mi balza agli occhi un titolo: Stark D.I.V.I.S.O.

messo benino il ragazzo, vero?

Ora, io non sono certo un fan di Iron Merd e del suo arrogante alter ego Tony Sterko, ma devo ammettere che uno dei cicli narrativi più appassionanti che ho letto in questi anni è il suo.
Tutto è cominciato con Extremis e si è concluso con questa storia, e devo dire che nell’arco di questi anni, forse aiutato dalla popolarità cinematografica del personaggio, è uno dei pochi supereroi Marvel ad aver mantenuto grande coerenza nelle sue storie.
Thor, Spider-Man, Capitan America, I Fantastici Quattro… Quasi tutti hanno subito retconizzazioni spesso gratuite e hanno avuto twist nei propri archi che… deh, un c’incastravano una sega.
Penso soprattutto a Spider-Man: prima rivela la sua identità al mondo, dieci minuti dopo cambia idea e si veste di nero; poi vende il matrimonio a Mefisto (?!?!?!?!?), e Mefisto non compare mai più sulle pagine del ragno nonostante Quesada dica che Mefisto non è stato usato a culo come Deus Ex Machina ma che avrà un’importanza cruciale nel futuro del ragno; poi viene affidato a un team di 140 scrittori, ognuno con una propria identità, e che cercano ognuno di imporre la propria versione di Spidey uno peggio dell’altro; poi finalmente danno le chiavi a uno solo, Dan Slott, e lui decide di ammazzare Peter e mettere il Dottor Octopus dentro al suo corpo. O ma che cazzo ve fumate in America?

«Solo roba buona amico, solo roba buona!»

Ecco, Iron Man, per quanto mi stia profondamente sulle palle, ha da quasi dieci anni una storia generale coerente e archi narrativi che si susseguono con ottima logica e precisione. Non è male.

Il mondo di Iron Man è in fondo semplice: immaginatevi di essere il Mega Direttore Galattico della più grossa multinazionale tecnologica del mondo (benché nessuno abbia ancora capito di preciso cosa produca la Stark Enterprise). Voi non siete semplicemente un megaboss, siete anche il genio che ha inventato delle tecnologie talmente rivoluzionarie (i raggi repulsori su tutto) che in tutto il mondo non esiste niente di simile ai vostri prodotti.
Quali sono le preoccupazioni di un simile individuo?


Questa domanda, oltre che ad essere palesemente espressa nella più bella storia di questo arco narrativo (ovvero Iron Man – i cinque incubi), è ciò che qualsiasi autore si sieda di fronte al proprio pc per battere la sceneggiatura di Tony Sark deve tenere a mente.
Tony è un personaggio semplice e con un problema semplice. Proprio questa immediatezza rende possibile agli sceneggiatori, al contrario di quel che si pensi, di scrivere storie davvero coerenti fra loro nonostante in questi dieci anni sulla panchina della squadra di Tony si siano seduti numerosi giocatori.

Adesso vi sfido a pensare voi alla risposta a quella domanda. Vi do 5 minuti. Scommettiamo che le vostre risposte coincideranno con le storie che sono state scritte in questi dieci anni?
Proviamo a buttar giù due risposte: Il megadirettore di un’azienda dovrà pensare ai propri dipendenti: dal successo delle vendite dipendono salari su salari, quindi vite di persone e di relative famiglie. Giusto, andiamo avanti.
Un uomo che è il leader di un mercato deve cercare di restarlo il più a lungo possibile rimanendo sempre un passo avanti ai suoi avversari. Giusto ancora.

Adesso aggiungiamo il plus, quello che rende Tony diverso da Bill Gates, per intendersi.
Tony Stark è Iron Man. Tony è un supereroe, una persona quindi votata al bene e che deve essere di esempio per chi lo guarda (come può dispensare giustizia uno scellerato, d’altronde?).
Ma Tony è anche il capo dello SHIELD e dei Vendicatori, ovvero il primo il gruppo di controspionaggio più importante e potente del mondo, il secondo il gruppo di supereroi più potenti della galassia (questo da sempre lo slogan dei vendicatori).

Proviamo ora ad unire le due cose. È già un casino eh?
Quali sono le preoccupazioni di Iron Man?
Iron Man deve essere moralmente irreprensibile e integerrimo, lui è il capo di tutto e tutti e deve essere il primo a dare l’esempio. Allo stesso tempo, deve proteggere l’umanità.

Con questa manciata di risposte sono state costruite tutte le storie degli ultimi anni, e l’affresco che ne scaturisce è interessante quanto variopinto.

Tony deve essere ineccepibile, sì, ma è anche un alcolista, e spessissimo finisce sempre col ricadere nel proprio demone in bottiglia.
Tony produce tecnologia per il bene dell’umanità, ma per garantire gli stipendi dei suoi innumerevoli dipendenti è costretto ad accettare compromessi con l’unico ente in grado di garantire le somme necessarie: l’esercito.
Tony è un uomo che combatte il male producendo armi. Tony è un uomo che protegge il mondo senza essere in grado di proteggersi da se stesso.
Possono solo uscire cannonate con un protagonista del genere.

Il fatto che io odi Stark/Sterko sta proprio in queste sue contraddizioni, che lo rendono oggettivamente una bomba narrativa, ma soggettivamente un grosso pezzo di merda.
In Stark D.I.V.I.S.O. mentre tutti si sbattono per riportare in vita quel briao capitalista senza battere ciglio, Pepper Potts – la quale gli ha fatto da segretaria per anni ed è l’unica persona al mondo di cui Tony si fidi ciecamente – è l’unica che si chiede: «Perché proprio Tony?».
Muoiono persone tutti i giorni, e Dio solo sa quante ingiustamente. Un bambino nasce con un cancro e muore pochi mesi dopo; un padre di famiglia onesto e timorato di Zeus mantiene la propria famiglia col suo  solo e miserabile stipendio di operaio e muore colto da un infarto; un ventenne muore in un incidente di auto travolto da un altro autista ubriaco; Alan Touring muore suicida dopo aver subito le peggiori umiliazioni solo perché gay e, nessuno sa che è grazie a lui (non solo lui, però, a differenza del film) gli inglesi hanno vinto la guerra… questi e mille altri simili esempi: perché loro devono restare morti e invece uno come Tony, la cui esiste alimenta quella stessa guerra dalla quale giura di proteggerci, può tornare in vita? Perché Pepper lo sa: a uomini come Stark è permesso tutto, persino tornare dalla morte.
Ma perché lui sì? Perché proprio uno così?
È una domanda stupenda, anche se gridata con poca forza all’interno dell’ultimo arco di questa grande e lunga saga.
E infatti Stark D.I.V.I.S.O. in sé e per sé non mi ha fatto impazzire. Storia piuttosto facile e finale scontato (anche se ravvivato da un paio di discrete intuizioni finali) ma è la summa di un percorso gestito con maestria e coerenza, lanciato da Warren Ellis nel gennaio 2005 e terminata da Matt Fraction nel maggio 2010. 5 anni circa in cui l’uomo di latta (per non essere troppo volgare) ha scalato le gerarchie dei personaggi Marvel diventando probabilmente il personaggio più importante di questo universo.

Per concludere: un personaggio così indubbiamente o lo si ama o lo si odia. C’è chi detesta la sua condotta incoerente sempre in bilico fra salvatore della patria e fuciliere della stessa, e chi ne apprezza i metodi à la Winston Churchill ovvero fare ciò che è necessario per mantenere la pace nel migliore dei modi possibili.
Per carità, si trattasse del mondo reale accetterei questa visione di Tony Stark asserendo che nella vita che lo si voglia o meno siamo costretti a vivere di compromessi; ma essendo un supereroe e non un cazzabubbolo dell’ONU mi aspetto di più.

Per il resto, ben vengano non soltanto storie ma cicli narrativi così: figli di una programmazione precisa e di idee altrettanto chiare su un personaggio che, se scritto così, potrà anche piacere o non piacere ma non lascerà mai indifferenti.
E vincere l’indifferenza, signori miei, è la sfida più grande. E che Tony Stark a questo giro ha vinto.

Quattro chiacchiere su Stark D.I.V.I.S.O.
Penna Stanca

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