Ve la posso dire una cosa? Io le mie impressioni su questo primo episodio le avrei anche scritte volentieri… il problema è che, al momento, non c’è niente da commentare.
Quello che ho amato di “Potere e Potenza“ (la storia inedita di PK, pubblicata sugli albi di Topolino che vanno dal numero °3058 al °3061, frutto della collaborazione fra Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio, cui “Gli argini del tempo” fa da ideale seguito) è stato l’aver fornito una versione del papero mascherato adatta a un nuovo pubblico di lettori e contemporaneamente capace di strizzare l’occhio ai lettori storici.
“Potere e Potenza” è un prodotto fresco, molto meno nostalgico di quello che si possa pensare e perfettamente calato nel suo tempo.
Mi dispiace non poter dire lo stesso d questo primo episodio di “Gli argini del tempo” che al di là del ritorno di Lyla e della riproposizione di tematiche legate ai paradossi temporali, care ai vecchi Pkers, propone veramente pochi altri argomenti di interesse.
Sono persuaso del fatto che in realtà questo numero sia stato usato da Alessandro Sisti (sceneggiatore e storico membro dell’originale team di autori di Pk) come un’introduzione mo(ooo)lto lunga, utile a disporre i tasselli di una storia articolata; il problema è che si tratta comunque di un buon quantitativo di pagine spese in arzigogolate dissertazioni sul multiverso, sulla natura del collasso spaziotemporale e sulle possibili ipotesi a riguardo; è vero che la fantascienza è anche conosciuta con il nome di finzione speculativa e che buona parte delle storie fantascientifiche più riuscite si basano su congetture plausibili, ma l’aspetto speculativo non dovrebbe mai prendere il sopravvento su quello narrativo, annullandone, come in questo caso, il naturale dispiegamento dinamico.
Un peccato, anche perché Claudio Sciarrone (disegni) e Max Monteduro (colori), avvalendosi di uno stile forse poco Disney ma di sicuro impatto, riescono ad animare un vero e proprio cartone in movimento, mettendo una pezza su diversi momenti morti.
Nonostante tutto, resto fiducioso: un numero di rodaggio può essere fisiologico in un contesto di riassestamento come quello che sta attualmente vivendo Pk. La mia paura è che la saga finisca per adagiarsi troppo su fattori consolidati, perdendo quell’innovativa spinta propulsiva che Artibani e Pastrovicchio erano riusciti a dare con la prima uscita.
Ma la speranza, in noi Pkers, è l’ultima a morire!