La serie delle macchinette fotografiche usate per immortalare fantasmi manolunga mi è sempre rimasta nel cuore. Dopo molto tempo dalla release, sono pronto a recensire l’ultimo capitolo della suddetta, Fatal Frame 5 esclusiva Wii U.

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La trama di Project Zero: Maiden of Black Water ruota attorno agli avvenimenti legati a un luogo misterioso e spettrale, il Monte Hikami, e a una serie di personaggi a esso legati in qualche modo. La prima è Yuri, una ragazza dotata della capacità di percepire i morti, che per via di tale maledizione in passato aveva deciso di togliersi la vita, solo per essere salvata all’ultimo momento da Hisoka. Quest’ultima è la proprietaria di un negozio di antiquariato, ma si occupa anche di investigare sulla scomparsa di alcune donne sfruttando a sua volta un’abilità speciale, quella di “leggere le ombre” e vedere dunque le tracce spirituali lasciate dalle persone nei luoghi che hanno visitato. Abbiamo poi Miu, una ragazzina che all’inizio figura fra i soggetti scomparsi sul Monte Hikami, dove si era recata alla ricerca della madre, e Ren, uno scrittore affascinato dal rapporto tra folklore e morte, accompagnato dalla sua inseparabile assistente Rui. Yuri, Miu e Ren si alternano come protagonisti all’interno di una campagna composta da un totale di quindici missioni, prologo incluso, e che può essere completata nel giro di sedici o diciotto ore, a seconda dell’approccio.

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Terminata la storia principale (che ha due possibili finali), il gioco consente di sbloccare non solo un nuovo grado di difficoltà (Nightmare) che va ad aggiungersi ai due già presenti, ma anche una breve campagna in cui vestiamo i panni di Ayane, l’abile ninja dai capelli viola che i fan di Dead or Alive conoscono molto bene.

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Gli sviluppatori di Project Zero: Maiden of Black Water hanno fatto un lavoro eccezionale per rendere al meglio la bellezza delle protagoniste, in alcuni momenti davvero mozzafiato. Si era parlato dell’uso della tecnologia di Dead or Alive per enfatizzarne le forme, ma non si notano tette sballonzolanti, né trasparenze eccessive, tutto dovuto ovviamente alla censura. È sorprendente anche come tale fattore si raccordi con una conta poligonale tutto sommato modesta, andando dunque a coprire eventuali limiti dei modelli e ottenendo il miglior compromesso possibile. Ottima persino  l’animazione della corsa, che nel caso delle ragazze è decisamente “giapponese”, l’arrancare buffo di chi è andato a esplorare una montagna vestendosi con una minigonna e le zeppe. Diverso è il discorso dei nemici e degli scenari, nonché la regia, visto che il fattore spavento, quasi del tutto assente. Nel corso della campagna si aprono decine e decine di porte, eppure mai una volta che ciò si traduca in un salto dalla sedia, mai una porta che si spalanchi all’improvviso o qualcosa che esca fuori da un armadio. Gli episodi del genere si contano sulle dita di una mano e purtroppo non colpiscono; dire che l’ho giocato di notte e con le luci spente. C‘è un eccessivo riciclo delle ambientazioni: si torna spesso nelle stesse zone, benché in termini di narrazione la cosa sia stata gestita bene e le uniche fasi davvero noiose sono quelle in cui, nei panni di Ren, abbiamo il compito di controllare la videosorveglianza del palazzo dove abitano le ragazze per individuare eventuali anomalie e intervenire laddove necessario.

Il sound design è stato ben realizzato e dona la sensazione di trovarsi effettivamente nei luoghi che vediamo sullo schermo, così come i dialoghi in inglese appaiono recitati con la dovuta convinzione.

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In conclusione Project zero è un buon titolo. Racconta con con efficacia una storia caratterizzata da sofferenza, solitudine e odio, affidandosi alle suggestioni tipiche delle produzioni horror di matrice giapponese. Per quanto il risultato finale possa avere dei difetti evidenti, non me la sento di dovermici soffermare troppo dato che comunque gli sviluppatori hanno cercato di riportare in auge un tipologia horror ormai data per spacciata.

L’esclusiva Wii U non è certamente adatta a tutti, rendendo un titolo già di nicchia ancora più difficile da giocare.
Agli amanti del genere invece il consiglio è quello di godere appieno dell’esperienza racchiusa in Project Zero V, con la consapevolezza che si tratta oggigiorno di merce rara.

I Consigli del Martedì: Project Zero – Maiden of Black Water

Un pensiero su “I Consigli del Martedì: Project Zero – Maiden of Black Water

  • 4 Maggio 2016 alle 15:45
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    Questi titoli mi ispirano un sacco, essendo patito di horror e survival in generale.
    Il problema è che difficilmente mi sto affacciando a questi giochi giappo perchè tutte le volte è successa la stessa cosa:
    – compro il gioco dopo attente riflessioni su filmati e recensioni;
    – lo inizio e parto gasatissimo pensando “dai sì, ho fatto strabene a comprarlo”;
    – il giorno dopo non ho voglia di giocarci.

    Non capisco il perchè…
    Magari se lo trovo a prezzo ribassato gli do una possibilità.

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