Dieci anni sono tanti, ma finalmente al termine di questo, poco amato, 2016 sono usciti i due attesissimi Final Fantasy XV e The Last Guardian. In questo articolo mi soffermerò sul primo titolo di cui cose da dire ce ne sono di belle, di brutte e di cattive.
La genesi di Final Fantasy XV abbraccia quella di Final Fantasy 13 Type-0. Hajime Tabata è riuscito a portare a termine il progetto iniziato da Tetsuya Nomura, conosciuto allora come Final Fantasy XIII Versus, dovendo tuttavia scendere a patti con ciò che il team precedente aveva realizzato.
Fianal Fantasy a XV arriva nelle nostre case forte di un comparto tecnico davvero sbalorditivo e di un valore di produzione tale da non avere precedenti nel panorama nipponico attuale. Resta comunque un prodotto fortemente scisso a metà. Infatti avremo un prima parte più simile a un road movie dove il gioco ci spingerà ad ore ed ore di esplorazione, ricerca e missioni secondarie. Questa prima parte open-world, che senza alcun dubbio straripa di cose da fare, ci fa purtroppo ed inconsapevolmente dimenticare il focus della trama ( due regni in guerra, un trono senza re, morte e distruzione), che per un Final Fantasy è TUTTO. I temi che caratterizzano quest’ultima, sono spesso trattati superficialmente, senza quell’occhio di riguardo che dovrebbe solitamente avere un titolo di questa serie.
L’altra fetta del gioco, quella più lineare e con l’arduo compito di rimettere in riga la confusionaria e dimenticata trama principale, mostra la sua effige nelle fasi finali ma fallisce clamorosamente. La narrazione svogliata, inconcludente e piena di forzature ( con enormi buchi di trama) non riesce assolutamente a coinvolgere il giocatore e lo porta a voler finire l’avventura senza provare empatia con i personaggi, ne tanto meno con ciò che gli accade. L’esperienza complessiva si risolleva grazie a qualche sequenza cinematica realizzata ottimamente – tra le più belle di tutta la serie – ma ciò non basta a salvare il tutto.
Difficilmente, quindi, la trama di questo Final Fantasy sarà ricordata come una delle migliore di questa, ormai, longeva saga, forse anche per colpa delle diverse riscritture che hanno modificato nel tempo la narrazione, a cui avrebbe sicuramente giovato più un lavoro continuativo e meno caotico.
Per quanto il titolo cerchi di affermarsi come nuova speranza per il brand, indirizzandosi quindi agli appassionati, è comunque aperto ai neofiti offrendo un gameplay più immediato e frenetico, lasciandosi da parte il combat system a turni tanto caro alla serie, finendo per avvicinarsi di più ad un titolo come Kingdom Hearts che al consanguineo Final Fantasy XIII.
Se vogliamo essere più schietti: Final Fantasy XV tenta di emulare gli rpg di stampo occidentale modificandone, come già detto, il combat system (ora in tempo reale e ricco di automatismi per semplificare, a chi non avvezzo, l’apprendimento del sistema di gioco) così da accontentare un po’ tutti. Questo funziona… ma non sempre. Infatti gli scontri, mano a mano che avanzeremo nel gioco, paleseranno i limiti del sistema di combattimento: compenetrazioni imbarazzanti, attacchi speciali che bloccano lo scorrere dell’azione e una telecamera un po’ troppo ballerina (leggi: folle).
Ricordiamoci inoltre che parliamo comunque di un open world ( almeno in parte ) capace di offrirci (e questo è un plauso veramente meritato) dei bellissimi paesaggi sconfinati, dandoci l’illusione – e sottolineo l’illusione – di poterli visitare tutti. Ottimo anche il numero di dungeon opzionali, anche se non tutti riuscitissimi, che offrono una sfida aggiuntiva all’offerta. Per muoverci da un luogo all’altro, potremmo spostarci sulla nostra comoda Regalia oppure, nel caso ci fosse da cacciare, farsi delle belle scampagnate sui Chocobo, stavolta molto utili e cromatici.
Vi è poi una corposa parte dedicata alla maturazione del party, basata sull’avanzamento di livello e all’acquisizione di armi sempre più potenti. I punti esperienza riescono ad essere un giusto premio in tutte le missioni che andremmo ad affrontare, equilibrandosi perfettamente a seconda della difficoltà. I punti abilità che ne conseguono andranno a influire non solo sulle statistiche ma anche sulle varie tecniche di combattimento utilizzabili e sulle abilità passive.
Ora passiamo alla caratteristica forte del titolo: il comparto artistico.
Final Fantasy XV è esteticamente fantastico. Forse è uno dei primi titoli nipponici a mettere al primo posto la ricreazione degli ambienti naturali curandone (finalmente) le proporzioni e i dettagli più infinitesimali – Altissia, la più grande città esplorabile, è infatti una versione alternativa della nostra Venezia, molto dettagliata, con ovvie modifiche ed aggiunte -. Lo stesso fa con i modelli poligonali dei vari personaggi e con le loro movenze: più realistiche, con un occhio di riguardo per le espressioni facciali che raggiungono altissimi livelli.
Tirando le somme, Final Fantasy XV è un titolo che può sbalordire come inorridire, commuovere o lasciare indifferente, che si può amare o odiare.
Il suo essere così dualistico e controverso lo porterà, a mio parere, in una sorta d’equilibrio tra il fallimento e la gloria, senza riuscire a rubare veramente il cuore di un’appassionato.
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