Io sono Groot.

E il carrozzone prende la via,
facce truccate di malinconia
Tempo per piangere, no, non ce n’è,
tutto continua anche senza di te
Bella la vita che se ne va
Vecchi cortili dove il tempo non ha età,
i nostri sogni,
la fantasia
ridevi forte e la paura era allegria!
Bella la vita, dicevi tu,
e t’ha imbrogliato e t’ha fottuto, proprio tu
Con le regine, con i suoi re,
il carrozzone va avanti da sé

C’è un momento, mentre ti trovi seduto sulla poltroncina durante l’ultimo spettacolo, più o meno corrispondente a una battuta sulla cacca, a una gag sulla razza di Rocket Raccoon, a una canzoncina anni Ottanta, a un Io sono Groot o a una risata di Drax… non fa poi molta differenza, ogni scena ti sembra intercambiabile o meglio ripetuta a intervalli regolari in un loop di centotrentasei minuti, pronta a essere memificata e data in pasto ai social, che alla fine sono quello conta. C’è un momento, stavi dicendo, in cui ti allontani, di proposito, da ciò che si replica sullo schermo e ti cali nella sala. Provi, nella penombra, a osservare gli altri corpi, a scorgerne i movimenti, a capirne le reazioni.
Li senti ridere, tutt’intorno: è una sinfonia; risate suonano alla tua destra, alla tua sinistra, poi da dietro e davanti. Precise, puntuali, quasi a ritmo. Le teste si scuotono, i corpi si abbracciano e tutti sembrano felici. Provi allora a tornare al film, a vedere se per caso è cambiato qualcosa, se ti sei ritirato proprio durante un punto di svolta significativo ma ti aspetta un’altra strizzatina d’occhio, una scena nostalgica sui cabinati, Stan Lee che fa il rincoglionito su un pianeta silenzioso, Io sono Groot. Tutto come sempre. Tutto come deve andare. Tutto rassicurante.
Ti sembra anche di riconoscere una battuta sulle cose che si fanno con il cuore e non con la testa, sentenziata come se fosse la verità più necessaria e non un insieme di parole usa e getta. Così ti chiedi dove sia il cuore in tutto quello che stai vedendo e se la confezione di una merendina, per quanto colorata, accattivante e ruffiana, lo possa avere un cuore.
Eppure quei corpi intorno ridono, si scambiano pacche e pugnetti d’intesa, sembrano saziati, compresi, accontentati. Quei corpi sembrano stare proprio bene lì in sala, seduti sulla loro poltroncina.
Ti rispondi allora che va bene così, che il problema a questo punto è tuo e che ci devi fare i conti da solo, senza rovinare il film, la soddisfazione, le risate agli altri. Quello è il reale, almeno tanto quanto i meme, tanto quanto i social. Sono quello conta.

Essi vivono o Io sono Groot… Non fa poi molta differenza.

Popcorn Time

Analizzando il film da un punto di vista puramente tecnico, è ineccepibile: effetti speciali, fotografia, personaggi, scene d’azione… ma un approccio del genere è probabilmente sbagliato, e non renderebbe giustizia a Guardiani della Galassia Vol. 2 – dato che il film non è nient’altro che una grande, enorme, grassa e sazia risata. Con tutti i lati positivi e negativi del caso.
Guardiani della Galassia Vol. 2  fa ridere, e tanto. Su questo non ci piove. Ma fa qualcos’altro?

Non puoi sbagaliare la trama, se non ce l'hai
Non fa una grinza

L’impressione è che gli sceneggiatori abbiano preso gli elementi del primo episodio che sono piaciuti (baby-Groot che balla, Batista che non capisce le battute, la lesbo/incest/love story tra Nebula e Gamora, ecc) e li abbiano semplicemente riproposti all’infinito in questo sequel che francamente è indegno del predecessore, che per quanto mi riguarda resta il miglior film Marvel fino a ora.
Dopo quasi mezz’ora di visione mi sono girato verso Giocatoresingolo chiedendogli, tra una risata e l’altra Oh, ma la trama dov’è? Perché a guardar bene, per il 90% del film non succede proprio un bel niente.
Non ci sarebbe niente di male, se non fosse che da Marvel Studios e (sopratutto) dai Guardiani della Galassia mi aspettavo di più – almeno un tantino di più rispetto ad un film di Renato Pozzetto.

E poi, vero, hai la colonna sonora anni ’80, bravo, ma potevi scegliere meglio.
Cioè, non hai messo Africa.
Però hai speso soldi per i diritti di Pac-Man.
Perché Pac-Man sì e i Toto no?

It’s gonna take a lot to drag me away from you / There’s nothing that a hundred men or more could ever do / I bless the rains down in Africa / Gonna take some time to do the things we never had

Un bel film da domenica pomeriggio a popcorn & coca. Ma niente di più.
A ‘sto giro i guardiani hanno toppato, e mi dispiace un casino perché erano l’unico brand Marvel che (ancora) salvavo.
Ve lo consiglio? Nonostante tutto, sì.
Lo riguarderei? Manco morto.

Più Guardiani, meno Galassia

Scorrono i titoli di testa e penso: hanno fatto centro un’altra volta.
Passano dieci minuti e mi chiedo quanta distanza ci sia tra l’ufficio degli autori dei Guardiani della Galassia e quello degli autori di Star Wars, perché in dieci minuti ho visto tre pianeti e sono uno più assurdo e palpabile dell’altro, mentre non ricordo di aver visto una simile varietà nel Risveglio della Forza.
Passano altri dieci minuti e il ritmo è così serrato che penso: non è un film, è un videogioco. È Mad Max ma nello spazio! Il mio sorriso è sempre più largo: anche stavolta è valsa la pena di spendere un miliardo per il biglietto del cinema, proprio come con il primo titolo.

A pensarci bene, però, dopo mezz’ora di film sono successe diecimila cose, ma a livello di trama non è successo nulla.
Mi giro e vedo che anche i miei due colleghi la pensano come me, e intorno tutti ridono. Rido anch’io, perché il film è divertente da morire e queste risate dureranno tutto il tempo, fino ai titoli di coda, anzi pure dopo (visto che ci sono ben 5 scene extra).

I am Groot

Sono le 23:45 (siamo entrati alle 22:15) e il film è cominciato, finalmente. Finirà dopo quaranta minuti, lasciandomi con una perplessità: James Gunn (regista e autore) è un genio e io sono di fronte a qualcosa di tremendamente nuovo come fu per Mad Max, oppure c’è qualcosa che non va?
La verità è sempre la stessa: i miti di fondazione non si battono.
Benché i GdG sia un film godibile e riuscitissimo, non ha il fascino e la tensione drammaturgica del primo capitolo. Anzi, non c’è alcuna tensione – e questa è una scelta rischiosissima che Gunn vince – I Guardiani sono tutti amici, nessuno mette in dubbio la loro unione, e anche Rocket – su cui dovrebbe ricadere il ruolo della testa calda che viene estromessa e poi torna

Yondu e Rocket Raccoon
Selfone

per salvare i compagni, magari morendo pure eroicamente, vive questa tensione unicamente nella sua testa. Assurdo come siano più interessanti e drammaticamente scavati i personaggi di contorno come Yondu, il contrabbandiere espulso dai Ravager, oppure Nebula, la sorella mutilata di Gamora.
In questo film – il cui tema è la famiglia, come viene ribadito a più riprese – Peter Quill, protagonista e leader della ciurma avrebbe dovuto vivere il classico dilemma del supereroe orfano: scelgo la mia famiglia biologica improvvisamente ritrovata oppure la famiglia che mi sono “costruito”? Il dilemma però non viene mai davvero vissuto dal protagonista che non ci pensa nemmeno per un secondo a voltare le spalle ai suoi amici, non li mette mai in discussione e non ha problemi neppure (SPOILER – Evidenziare per leggere) a uccidere suo padre.
Oltretutto il padre di Peter non è un semplice alieno ma è un celestiale. I celestiali (per chi non lo sapesse) sono dei minori, ma pur sempre divinità. Fra loro e Dio, nell’universo Marvel, c’è la stessa scala gerarchica che può esserci tra Apollo e Zeus. Contestare le parole e la visione di un dio, sia pure un bischero a giro per lo spazio, è qualcosa di potentissimo a livello drammaturgico, che invece viene liquidato dagli autori con due colpi di pistola e una divertentissima sequenza con Rocket che spiega a Groot come azionare una bomba.

Ahahaha ha appena sparato a Dio… aspetta… O MIO DIO!

La verità è che questo secondo episodio ha un ritmo talmente accelerato da non avere il tempo per niente. È tutto troppo veloce per pensarci su. Si riesce giusto a ridere, ridere e ridere ancora. Quello sì, persino troppo a volte.
Si ride talmente tanto da scordarsi che pur chiamandosi Guardiani della Galassia, di galassia, al contrario di quello che l’incipit lasciava sperare, se ne vede ben poca: un solo pianeta in tutto il film oltre quello della sacerdotessa e il pianeta boscoso; e questa è forse la colpa più grave.
Ma in fondo è un film di supereroi e non una mattonata esistenzialista di un autore polacco morto suicida giovanissimo. Come disse Cronenberg: i supereroi sono gente che va in giro con le mutande sopra i pantaloni, non si possono prendere troppo sul serio.

Guardiani della Galassia Vol. 2 – Io sono (ancora) Groot
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7 pensieri su “Guardiani della Galassia Vol. 2 – Io sono (ancora) Groot

  • 5 Maggio 2017 alle 17:41
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    Credo che non darò la minima possibilità a questo film.
    Vedendo il primo al cinema mi sembrava che il tempo non passasse mai. A “fine primo tempo” ho pensato “oddio siamo solo a metà”.
    E il motivo è che già in quello ho visto tutti i difetti che avete segnalato per questa seconda entry: battuta da fart joke, momento di sguardi seri, pew-pew-pew. corri-corri-capriola-salto-corri, esplosione, momento di pausa giusto per fare un’altra battutina, pew pew pew e così via. Fino alla fine. Ci mancavano in sottofondo solo gli applausi/fischi/risate e l’ingresso di Steve Urkel con “sono stato io a fare questo?!”.

    Ci ho rivisto dentro un po’ il Tartarughe Ninja del 2014, cioè transformers con le skin modificate e qualche battuta da fan di Uomini & Donne.

    Ma forse questo è un problema soltanto mio, mi rendo conto che ultimamente è proprio questo tipo di film a darmi il nervoso: o fai la boiata che davvero vuol essere la boiata, oppure fai il film cazzuto serioso. Il serioso alla “ommioddio sto per morire, ma fammi fare una battuta” mi fa venire il lupo. Quasi più dei salti tra una piattaforma e l’altra in Super Mario Bros lost levels (quasi).

    Pace e bene!

    Rispondi
    • 28 Maggio 2017 alle 23:41
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      Oddio, i salti in lost levels sono noti per far perdere la fede anche ai santi

      Rispondi
      • 30 Maggio 2017 alle 9:35
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        Mi sono infilato spesso il joypad in bocca. Tutto.

        Rispondi
    • 29 Maggio 2017 alle 21:17
      Permalink

      “Ci ho rivisto dentro un po’ il Tartarughe Ninja del 2014, cioè transformers con le skin modificate e qualche battuta da fan di Uomini & Donne.”

      Oh, mamma! XD Meno di altri, ma alla fine mi pare il solito show internettiano. Una specie di risposta all’ articolo vero e proprio più che un commento. Il primo a me è piaciuto comunque. XD Finalmente un film tra il serioso e l’ ironico con dei protagonisti che ti colpiscono. Negli anni 70, 80 e 90 era quasi la norma secondo me! XD

      ” o fai la boiata che davvero vuol essere la boiata, oppure fai il film cazzuto serioso”

      Secondo me così si limita il cinema. Fare un mix è difficile e la trashta è dietro l’ angolo, ma quando riesce è un spettacolo! Ma che vuol dire “vuole essere la boiata”? Onestamente per me “la boiata” non è una cosa positiva. Poi boh!

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      • 30 Maggio 2017 alle 9:34
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        No, che show internettiano, mi sono effettivamente lasciato andare al commento becero e caciarone solo perchè conosco personalmente uno degli autori dell’articolo (ma hai fatto bene a farlo notare, non sono a un pic nic con gli amichetti dopo tutto!).

        Tornando al film: c’è una bella differenza a mio parere tra questo tipi di “ironia” simil seriora e quella dei citati anni 70-80-90. Un “Grosso guaio a China Town” tocca delle punte ben diverse rispetto a Guardiani & Company, si parla proprio di atmosfera, di come e quanto vai a sfruttare ogni singola sfaccettatura e salto di genere.
        Forse sono anche i mezzi utilizzati e la “pulizia” di quanto mostrano a schermo a mio parere a essere poco coerente con ciò che proponi come contenuto.

        Per dire, una “boiata” (e qui la intendo in senso positivo) è il magestico Kung Fury. Quello sa richiamare bene (seppur a livello di parodia) tutte le atmosfere di quegli anni.
        Guarda se no un Evil Dead del 2013. Un filmone horror che ti gasa ma nonostante ci provi veramente tanto, non riesce a richiamare la vera atmosfera degli Evil Dead originali cadendo in clichè che vogliono per forza speigare o dare un filo di empatia esagerata ai personaggi.

        Giustissimo tutto il tuo appunto finale: non si deve limitare il cinema e fare la trashata è un attimo proprio. Ma qua è proprio la mia sensazione che si siano voluti limitare in tante cose a sto giro. Misto tra ironico e azione, dove l’azione non è fatta a livelli decenti (sembra il solito Michael Bay) e l’ironia è proprio spicciola.

        Poi il fatto della soggettività si sa…alla fine dove tu hai visto personaggi che colpiscono, io ho visto solo tanta noia e nulla di memorabile. Erano anni che non mi addormentavo al cinema (parlo comunque sempre del primo film, il secondo non l’ho proprio visto).

        Grazie però per l’appunto e la risposta dedicata, perchè mi gasa davvero tanto parlarne a fondo e sviscerare i pareri di tutti su ste cose! Quindi cheers!

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        • 5 Giugno 2017 alle 21:47
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          Sempre lode gloria e onore a Grosso Guaio a Chinatown.

          Detto questo, il trash è una cosa bella, se fatto bene. O forse dovrei dire male, ma per bene. Insomma, ci siamo capiti.

          Il trash è un male se ci cadi involontariamente.

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