Si, il fatto che questo articolo esca proprio il giorno di Pasqua è solo un caso, non volevo fare la battuta nè porre l'accento sulla metafora cristologica che inevitabilmente salta fuori quando si parla di queste cose.
Sul serio, è davvero un caso.

Una versione ridotta di questa recensione la trovate su Lore

Mi sono ritrovato giusto qualche giorno fa a leggere “La morte di Superman“; un classicone uscito a inizio anni ’90 (1992 – ben prima quindi sia del Superman elettrico che del “super mullet” che tanto hanno definito quegli anni). Al tempo fu il più grande megaevento di sempre che coinvolgeva tutte le testate dell’azzurrone, lanciato in pompa magna con tanto di gadget (la celebre fascetta nera a lutto) e che portò alla DC milioni di lettori – oggi questi megaeventi sono all’ordine del giorno, pure troppo, ma vi assicuro che all’epoca non era così, anzi: era la prima volta che uno dei personaggi “che contano” sarebbe morto.

Immagino quindi che non sia un grande spoiler dire che, beh… Superman muore – così come non rovinerò la sopresa a nessuno dicendo che, in qualche modo, l’azzurrone tornerà. La morte non è mai definitiva per i personaggi di fantasia, men che meno per i supereroi, ed è giusto così… pure all’epoca la cosa era abbastanza chiara, anche se ad essere onesti ci furono non poche polemiche da parte di lettori che si sentirono “traditi” da questa cosa.

A noi oggi sembra una cosa impensabile. Si certo, c’è sempre qualche fan scontento pronto a vomitare la sua indignazione sui social perchè il suo franchise preferito è stato maltrattato/stuprato/snaturato/rebootato ma fa parte del gioco… con la morte di Superman ci fu una mezza rivoluzione – ricordatevi, erano gli anni ’90: i media “tradizionali” avevano appena iniziato ad interessarsi ai fumetti, stavano nascendo serie tv e film dedicate agli eroi (quando uscì la morte di Superman, la serie Lois & Clark era in pre-produzione) e stava cominciando il fenomeno del collezionismo come lo conosciamo oggi… in pratica, il mondo dei fumetti (ed in particolare dei comics americani) stava ricevendo un’attenzione mai ricevuta prima, e se da un lato le case non erano abituate a tutta quest’attenzione, dall’altro dovevano osare… e cosa c’è di più assurdo e sconvolgente dell’uccidere Superman?

Oh no, un mega-evento fatto solo per vendere più fumetti e gadget?
Chi l’avrebbe mai detto?

E niente, il pubblico (o almeno, una parte del pubblico) ci credette davvero.
Non capì quanto la cosa fosse tutta una grossa commercialata, e ci cascò con tutte le scarpe.
Salvo poi ricredersi quando Superman, alla fine della saga, tornò.

Ma nonostante tutte le polemiche, ammetto che leggendo La morte di Superman la lacrimuccia ad un certo punto mi è scesa (e solo un altro fumetto può vantare questa cosa… ma è un’altra storia).

Perchè certo Superman non è uno di famiglia, non è il mio eroe preferito e diamine non è neanche una persona vera; eppure la storia riesce a farcelo amare, a farci immedesimare nei panni di chi come Lois, Martha, Jonathan e gli altri piangeranno la sua scomparsa.

Tutti purtroppo abbiamo subito un lutto nella vita e tutti abbiamo qualcuno che, se dovesse andarsene, lascerebbe un vuoto incolmabile: ecco, La morte di Superman è la narrazione di tutti questi lutti.

Impossibile non pensarci, impossibile non farsi sfiorare dall’idea “e se al posto di Supes ci fosse…”

Da leggere, assolutamente. Anche se non sapete niente di Superman – si vi perderete qualche riferimento a qualche personaggio secondario, ma poco importa.

La morte (e resurrezione) di Superman
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