Non ci credeva più nessuno: non ci credevamo neanche noi, ma dopo 16 anni di attesa il secondo volume della trilogia di American Jesus è arrivato
E stavolta lo finisce, perchè gliel’ha comprato Netflix.
In realtà Netflix ha acquisito l’intero portfolio dell’etichetta di Millar, Millarworld, per realizzare vari adattamenti dei suoi fumetti – il materiale è più che buono, e il buon vecchio Mark ce l’ha dimostrato già con le trasposizioni cinematografiche di Kick Ass, Wanted e Secret Service.
Il Millar che si è fatto fregare ai tempi di Ultimates (vera fonte di ispirazione per il Marvel Cinematc Universe e per cui non ha visto un soldo) non esiste più; ora prima vende i diritti televisivi/cinematografici, poi pubblica.
E scrive solo personaggi “originali” (per quanto spesso fin troppo ispirati), di cui detiene tutti i copyright.
Ma torniamo in topic: di American Jesus ne abbiamo già parlato ampiamente anni fa proprio su questo blog, in particolare sul primo volume intitolato “Il Prescelto“
Il Nuovo Messia
Questo secondo episodio, dal titolo “il nuovo Messia” deve ovviamente essere letto rigorosamente dopo il primo e subito dopo poche pagine ci fa capire che i tempi sono cambiati.
Intendiamoci, non è una critica: ma è ovvio che questo episodio sia stato scritto con in mente cosa poteva essere adattato in una serie TV e cosa no – senza scendere in spoiler, vi sarà facile capire che con una tematica così delicata (scrivere un fumetto che narra in chiave moderna l’apocalisse ed il ritorno di Gesù Cristo in terra non è facile) ogni parola, ogni scelta ed ogni vignetta debba essere pesata con grande attenzione – sopratutto ora che siamo nel 2020, nell’era del politicamente correto.
E sopratutto quando a sganciare il denaro è Netflix, un’azienda che ha fatto del politically correct una bandiera, arrivando anche all’estremo.
Nelle interviste di fine volume, che vi consiglio di leggere, Millar stesso ammette che quest’episodio è stato scritto in stretto contatto coi produttori di Netflix e che alcune scelte che lui stesso giudicava “troppo banali” (una in particolare) sono state caldeggiate dalla produzione proprio perchè nella loro scontatezza avrebbero fatto un certo rumore… nonostante ciò, questo secondo episodio di American Jesus riesce ad essere sì dissacrante, ma non blasfemo.
Un caso per il momento raro ma che in futuro diverrà sempre più comune, quello di due media (fumetto e serie tv, in questo caso) che vengono scritti contemporaneamente e si influenzano a vicenda.
Alla fine sarà la serie tv ad essere tratta dal fumetto, o il fumetto ad essere tratto dalla serie? Entrambi, o forse nessuno dei due.
Quel che è certo è che questo secondo episodio pur osando meno del primo (o forse di più, a seconda dei punti di vista) ma non mancherà di stupire e sopratutto di “gasare” il lettore.
Sopratutto nella tavola finale, potentissima nella sua semplicità.
Si vede che l’autore è cresciuto in un ambiente cristiano, non cattolico e sopratutto non americano – è chiara la sua voglia di schernire, criticare e dissacrare ma anche di non superare certi limiti imposti non solo dalle linee editoriali ma anche dalla sua moralità e dalla sua coscienza (Millar non lo ammetterebbe mai di averla, una coscienza, ma leggendo si capisce chiaramente)
E anche chi scrive quest’articolo, da credente e cattolico, trova sì il fumetto e l’idea stessa che ci sta dietro irriverente, ma non per questo lo giudica blasfemo o da censurare.
È quello che è, un prodotto di intrattenimento che “gioca” su temi religiosi e di fede spingendo un po’ sull’acceleratore, ma senza esagerare.
Insomma, che altro dire senza scendere in spoiler… finalmente American Jesus è tornato… e stavolta non abbiamo dubbi che verrà portato a termine
Grazie Netflix!