Ok. Figo, niente da dire.
Spero non faccia la fine del precedente episodio che sfoggiava un trailer altrettanto gagliardo a fronte di un film non proprio memorabile. Intanto incrocio le dita, anche perché il nome di Apocalisse riattizza in ogni fan degli uomini X un fuoco mai definitivamente spento.
Villain carismatico, recuperato non di rado dalla grande M, nonché puffo mancato; Apocalisse è uno dei più noti antagonisti del fumetto americano, indirettamente al centro anche di una delle più riuscite serie mutanti degli ultimi tempi: Uncanny X-Force di Rick Remender.
Chi segue questo sito – ecco appunto, parliamone: chi lo segue? – avrà ormai capito che Remender è uno dei nostri beniamini (qui un esempio, qui un altro): si tratta infatti di uno dei pochi autori sempre in grado di fornire intrattenimento di spessore; le sue sceneggiature hanno il dono di esaltare i punti forti dei disegnatori che lo accompagnano, di volta in volta, cercando sempre di sterzare per sentieri poco battuti; soluzioni imprevedibili. Ecco quindi che, nei fumetti del buon Rick, non è impossibile vedersi comparire davanti popolazioni di rane spaziali, orsi bianchi meccanici, una scuola di ragazzini killer o una coppia di brutali macchine da guerra in sella a un bolide a due ruote, in un cocktail a base di ritmo serrato, dialoghi affilati come rasoi e un’attenzione particolare nei confronti della caratterizzazione dei personaggi.
Remender ha fatto sua la lezione del miglior Mark Millar e del Warren Ellis più caciarone, riuscendo a personalizzarla tanto da tirarne fuori uno stile riconoscibile; Uncanny X-Men è forse il primo momento in cui questo si manifesta in maniera evidente, oltre che deflagrante.
Siamo nel 2010, Remender aveva già congegnato una variante sul revisionismo supereroistico come The End League, stava facendo le prove in vista di Black Science con Fear Agent e si era divertito a far menare i robottoni su Gigantic, quando la Marvel gli bussa alla porta: “senti, ma se ti affidassimo Wolverine, Deadpool, Arcangelo, Psylocke e Fantomex, che ci faresti?”
35 numeri. 35 numeri di divinità egizie, cavalieri di Apocalisse, orfani pericolosi, universi paralleli, confronti generazionali, delirio incontrollato, duelli impossibili, conversazioni improbabili, colpi di scena, agnizioni e perdite rilevanti.
Uncanny X-Force è un piccolo compendio di tutto quello che vorremmo leggere su una serie supereroistica che, pur non prendendosi troppo sul serio, riesce a raccontare anche qualcosa tra un’esplosiva danza di spade e l’altra.
Remender è attento a spargere semi con parsimonia, lasciandoli germogliare naturalmente, ma si tiene ben lontano da una narrazione decompressa, optando invece per un atteggiamento smaccatamente aggressivo: ogni suo albo picchia. Forte.
Uncanny X-Force tiene fede alle presupposti su cui è stata fondata la squadra: si tratta di un gruppo di individui “estremi” alle prese con missioni “estreme”. Teste calde in situazioni quasi suicide, la cui vita è sempre appesa a un filo.
A dare corpo a tutto questo ci pensa un team di artisti in stato di grazia: Morte, Carestia, Pestilenza e Guerra, visti da Jerome Opeña sono uno spettacolo per gli occhi, Phil Noto sottolinea il tocco pop della saga e ne firma quello che a mio parere è il numero singolo più bello (#24 – The Unkillable Kill), Tocchini ci fa volare a Otherworld e McKone si rivela un ottimo secondo violino.
Se poi ai colori troviamo quel mostro di Dean White, per restare delusi dobbiamo proprio metterci d’impegno.
Prima di abbandonare la Marvel e i tizi in calzamaglia per dedicarsi (con successo) ai suoi progetti personali, Remender si è occupato di molte altre serie, anche di una certa rilevanza (Uncanny Avengers), ma la run di X-Force resta il suo apice: non è facile incastrare alla perfezione ogni tassello per 35 numeri consecutivi, oltretutto in un contesto generale dove anche solo un volume azzeccato (l’equivalente di 5-6 numeri) viene salutato come un successo.
Vi è venuta voglia di leggere le peripezie di Wolvie e co. prima dell’uscita del film di Singer? I ragazzi paninari potrebbero avere qualcosa che fa al caso vostro; altrimenti, se la lingua di Albione non vi spaventa, vi potrete accaparrare l’intera saga per meno di 80 dobloni.