Yo-Kai Watch, il nuovo Pokemon nel Sol Levante è arrivato ormai da noi da più di un mese e io ho potuto giocarlo abbondantemente sul mio fido 3DS: quindi bando alle ciance ecco cosa ne penso.
Partiamo dal presupposto che siete tra quelli che amano i giochi di ruolo giapponesi, ancor di più se contemplano meccaniche di cattura e collezionismo di mostri, la vostra attesa è finita!
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La prima cosa che mi sono chiesto (come penso molti di voi) è cosa fossero questi buffi esserini, simil-pokémon ma mooolto più japan-style e capaci di parlare (cosa non da poco), gli Yo-Kai.
In soldoni la risposta è che sono i nostri folletti solo che, essendo giapponesi, sono molti di più e molto più caratterizzati tra loro.
La vicenda che vede il nostro protagonista, Nathan avvicinarsi al mondo degli Yo-Kai è decisamente semplice, pensata ovviamente per un pubblico giovane.
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 Nathan, un ragazzino come tanti che vive nella splendida cittadina di Valdoro, è costretto ad andare a caccia di insetti per un progetto scolastico e, nel farlo, si imbatte in una strana macchina a gettoni, di quelle che, al costo di una moneta, elargiscono una sfera che contiene una sorpresa.
E che sorpresa!
Dalla sfera fuoriesce Whisper, uno Yo-Kai benevolo e chiacchierone, che stringe amicizia con Nathan e gli regala lo Yo-Kai Watch, un orologio speciale che, oltre alle normali funzioni orarie, consente al ragazzino di individuare gli spiriti e di comunicare con loro.
Se, sulle prime, Nathan sfrutterà questo suo potere per rimediare alle piccole malefatte degli Yo-Kai, facendo riappacificare i propri genitori o due amiche, già dopo una manciata di quest sarà chiamato a sventare una minaccia ben più consistente, impedendo che quattro sigilli vengano rotti, e con essi il bilanciamento tra il mondo degli umani e quello degli Yo-Kai.
Il lavoro svolto sull’ambientazione, la ricchezza di collezionabili ed oggetti nascosti da trovare in ogni angolo della cittadina e chicche come il ciclo giorno/notte, testimoniano una cura per i dettagli non comune in produzioni per un target tanto giovane: la stessa, per intenderci, che ha decretato il successo di serie come quella del Professor Layton o di Inazuma Eleven.
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Le fasi di esplorazione, in cui imbattersi in missioni secondarie e oggetti nascosti tra le pieghe della mappa di Valdoro, sono intervallate dalla ricerca e cattura degli Yo-Kai e dai combattimenti.
Tenendo sempre visibile lo schermo dello Yo-Kai Watch, in alto a destra nello schermo superiore, è possibile vedere la prossimità di uno o più Yo-Kai, che sia sotto una vettura parcheggiata o tra cumuli di immondizia: prontamente, premendo il tasto Y, si passa alla modalità lente, in cui muovere un puntatore in giro per lo scenario fino ad inquadrare la creatura.
Solo a questo punto inizia il combattimento, che, se si vuole riempire il proprio medagliere e catturare gli oltre duecentoventi Yo-Kai disponibili, si aprirà, inevitabilmente, con la scelta di quale cibo offrire allo Yo-Kai: l’unico modo per stringere amicizia con essi, infatti, è cibarli dei loro snack preferito, alcune volte però il nostro spiritello potrà comunque non unirsi al giocatore, costringendoli a ritrovarlo ed a combatterlo di nuovo.
 L’idea è che il giocatore non incida direttamente sull’esito degli scontri, gestiti da un’intelligenza artificiale molto valida che muove gli Yo-Kai a seconda del loro carattere e della tribù di appartenenza: ne troveremo di curativi, di rissosi, di più propensi all’uso di magie ed incantamenti e così via. Starà allora al giocatore assemblare il party  alido e variegato, tenendo presente che schierare contemporaneamente più Yo-Kai di uno stesso tipo genera notevoli bonus.
Lo schermo inferiore sarà la parte della console più importante durante le fasi del combattimento, infatti da li sarà possibile gestire la distribuzione degli oggetti, la scelta dei bersagli da attaccare, se e quando utilizzare le mosse speciali uniche per ogni Yo-Kai e la risoluzione dei minigiochi necessari a curare gli status alterati dei suoi combattenti.
Il gameplay può risultare semplice, per i veterani, scelta comprensibile dato che il target del gioco, come ho detto in precedenza, è molto giovane.
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Il leggendario balletto che ha spopolato in giappone.
La giocabiltà e la durata varia a seconda del giocatore e il gioco permette differenti approcci. Tirando dritto lungo la main quest, una ventina di ore abbondanti potrebbero bastare per arrivare fino in fondo, ma sarebbe uno spreco tralasciare le innumerevoli quest secondarie e la cattura di alcuni esemplari particolarmente rari.
Nel caso ci si volesse perdere a scovare tutti i contenuti stipati nella cartuccia per 3DS, si potrebbe tranquillamente raddoppiare il conteggio, portandolo fino a quaranta ore circa: niente male, insomma, per un “giochino da bambini”.
In conclusione: premio a pieno il gioco, i personaggi, gli stessi Yo-Kai e la storia principale tanto bella quanto fiabesca.
Nota di merito per le ambientazioni, talmente colorate e vivaci da permettere ad un sognatore come me di potercisi perdere e di vagare per ore in un mondo in parte fatato.
Yo-Kai Watch – La Recensione
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