L’11 novembre (2014, per gli abitanti dell’anno 3000 che sicuramente verranno a cercare il senso della vita fra queste pagine web) alla Scuola Holden di Torino è intervenuto “un certo” Andrea Cavaletto per parlarci di un tema distensivo e rassicurante: l’orrore.
L’incontro prendeva il titolo di: Dylan Dog – Paura eh? non a caso, perché Cavaletto è a tutti gli effetti uno degli sceneggiatori dell’indagatore dell’incubo (e di Martyn Mystère).

Ritratto del potentissimo Andrea

Andrea (se siete stati troppo pigri per aprire il link) è nato nel 1976 e si è specializzato in design e illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Torino, e da lì ha cominciato il suo percorso lavorativo piuttosto originale che oggi lo vede diviso fra i diari di Barbie e film horror indipendenti.
«Agli inizi della mia carriera – ha detto Cavaletto – facevo un errore molto comune fra coloro che vogliono intraprendere il mestiere dello sceneggiatore: giravo per fiere del fumetto con le mie belle bozze di sceneggiatura cercando di farle leggere a qualcuno. Il problema però non era riuscire a consegnarle, ma trovare qualcuno che effettivamente le leggesse; ricordo sempre una volta in cui riuscii a consegnare un mio scritto ad Ade Capone. Dopo averlo salutato lo rincontrai in un altro stand e vidi che usava i miei fogli per appuntarsi sopra dei numeri di telefono, quando glielo feci notare mi rispose:”almeno sarai sicuro che li leggerò”.
Le cose cambiarono quando, insieme ad altri due o tre ragazzi dello IED, riuscii ad autoprodurmi il mio primo fumetto: Ground. Fu una scelta importantissima perché da quel momento i produttori iniziarono a prendermi sul serio e a leggere i miei lavori; un fumetto si legge molto più in fretta ed è più immediato da valutare, mentre valutare una sceneggiatura richiede tempo e attenzione, cosa che i produttori spesso non hanno».


Il consiglio agli esordienti è quindi quello di fare un piccolo sforzo economico e cercare di autoprodursi quello che ritengono il proprio lavoro migliore o più rappresentativo, in modo da presentarsi più seriamente ai produttori e, proponendo loro qualcosa di più semplice da valutare.

Ground valse al giovane sceneggiatore la chiamata di un certo Mauro Marcheselli che gli propose di lavorare nientemeno che al personaggio Bonelliano da lui preferito: Dylan Dog.
Incredibile ma vero il giovane Andrea rifiutò.

«La storia è questa: mi chiamò Marcheselli (fra l’altro lì per lì credetti fosse uno scherzo di un mio amico) per dirmi che gli era piaciuta una mia storia e voleva riadattarla per Dylan Dog. Il punto però è che si trattava di una storia horror ambientata in Lapponia e basata su alcune particolari credenze lapponi; avevo fatto molta fatica per mettere insieme il materiale e credevo fermamente che la storia meritasse di restare così come l’avevo pensata, ma per Dylan avrei dovuto stravolgere tutto, ambientandola innanzitutto a Londra e cambiando altri aspetti. Sono stato ingenuo, ma non ero disposto a farlo, e così rifiutai una proposta incredibile. Probabilmente era anche la paura di confrontarmi con il personaggio che avevo tanto amato da ragazzo e di cui non ero sicuro di essere all’altezza».

Così per Andrea comincia una girandola di collaborazioni e di lavori fra i quali spunta su tutti il ruolo, tuttora ricoperto, di creativo per la Seven (non il film con Brad Pitt e Morgan Uomolibero, ma gli zaini che fanno un sacco figo tra la quinta elementare e la prima liceo), a dimostrazione della propria poliedricità.
Ma la creatività di Cavaletto non ha limiti: sceneggiatore di fumetti, designer/creativo per Seven, Designer dei diari Barbie («di giorno disegno Barbie e di notte sogno mostri»), ma anche sceneggiatore di film. Ovviamente horror.

È lecito cacarsi sotto

Il film di cui vedete a locandina sopra è probabilmente l’opera cinematografica più nota di Cavaletto. Con la regia di Patricio Vallarades la storia narra «di due ragazze cresciute in completo isolamento dal padre il quale ripetutamente abusava di loro tanto da avere pure un figlio da una delle due [prima che diate del deviato all’autore vi avverto: questa parte della trama è una storia vera]. Il padre è però uno spiacciatore e tossicodipendente indebitato con un importante narcotrafficante. Le ragazze dopo essere finalmente riuscite a sbarazzarsi del padre riuscendo a denunciarlo alla polizia, si trovano a fare i conti col boss della droga che rivuole i suoi soldi. Le ragazze si ritrovano in una nuova spirale di violenza e devono quindi riuscire a salvarsi con ogni mezzo possibile.
La critica in principio giudicò me e Vallarades come due misogini da strapazzo, qualcuno un po’ più sveglio invece si rese conto di come nel film le ragazze fossero vittime di un mondo totalmente maschilista, e da lì il film cominciò a decollare. La mia idea era proprio sottolineare quanto nonostante oggi si parli un sacco di parità dei sessi e quote rosa in realtà la donna continua a essere discriminata pesantemente».
Riguardando alle sue opere passate Andrea si è reso conto di come la tematica di fondo delle sue storie si è sempre incentrata sul criticare la nostra società, e ha così cominciato ad affinare questo aspetto della sua narrazione rendendolo preponderante. Un altro esempio è il suo film horror indipendente Beautiful People, storia di una famiglia normale che viene derubata e seviziata da dei banditi. Il film evolve poi in uno zombie movie con gli zombie che alla fine risultano essere i «buoni», mostrando anche come la stessa famiglia attaccata nasconda degli scheletri nell’armadio, così da non sfuggire al giudizio implacabile dell’autore che vuole mostrarci come le cose non stiano sempre così come appaiono.

Ma torniamo al rapporto fra Andrea Cavaletto e Bonelli editore, o meglio, ritorniamo a Dylan Dog.

Questo Trailer, che spero vi abbia fatto venire un’enorme acquolina in bocca, è il fan-movie (sic!) voluto da Cavaletto e dal titolo: Dylan Dog, House of Shells.
«Ho notato come ultimamente un po’ tutti si fossero messi a fare fan-movie di Dylan, e così mi sono detto: perché non ci provo anch’io? Non mi piacevano i risultati fin qui ottenuti dagli altri, dentro di me pensavo: questo Dylan è troppo fumettoso. Mi spiego: ci sono dettagli che effettivamente funzionano sulla carta stampata, ma sullo schermo sono un’altra cosa; certi colori, certe battute e vestiti non sono credibili in un film e lo rendono troppo infantilesco. Io ho pensato che quando uscì Dylan Dog in edicola era un fumetto per adulti, diverso, era un fumetto per chi non leggeva fumetti, e così anche il film doveva essere. Da qui ad esempio la scelta di girare in bianco e nero.
Ho dovuto procedere con molta calma e giudizio in quanto come impiegato della Bonelli rischiavo un bel po’ di più rispetto agli altri autori di fan movie, ma sono riuscito ad ottenere alcuni risultati di cui vado molto fiero: ad esempio Dylan è interpretato da Stefano Cassetti, mentre il ruolo della compagna di turno è ricoperto da Veronica Gentili, i quali si sono prestati al gioco gratutitamente».
Nel video si sente la voce di uno scienziato che parla di misteriose scoperte, il timbro però, benché sia in lingua anglosassone, ci ricorda qualcuno, che non si tratti di:«Pasquale Ruju ha accettato di doppiare la voce dello scienziato misterioso nel video, permettendomi di portare un po’ di Bonelli in questo lavoro».
Con la regia di Domiziano Cristopharo, l’anteprima sarà proiettata a Lucca Comix, dopodiché all’incirca verso gennaio sarà reperibile su youtube o siti divulgativi gratuiti simili.

Concludiamo questo articolo con l’unica domanda rimasta in sospeso: come ci è entrato Cavaletto in Bonelli?
«Dopo 12 anni circa dalla telefonata di Marcheselli [quindi nel 2010, Ndr] mi sentii finalmente pronto per quel ruolo e decisi di ricontattarlo. Ovviamente lui non si ricordava di me, e mi disse oltretutto che l’organico era al completo per cui lui avrebbe sì letto qualche mio soggetto ma non mi avrebbe garantito nulla. Io inviai 5 soggetti e di queste 5 storie una piacque e fu usata per Dylan. Quindi nonostante tutto mi presero.
Il percorso però non fu così immediato: prima mi affidarono a Giovanni Gualdoni il quale mi prese sotto la sua ala aiutandomi a sviluppare definitivamente il soggetto. Mi ci vollero in tutto nove mesi, ma alla fine quella che in principio si chiamava “Popolo delle nebbie” divenne “L’armata di pietra“.

Normalmente, ci spiega Andrea, i tempi di sviluppo di una storia sono molto lunghi, circa due anni. Prima di Recchioni il soggetto veniva sviluppato e poi dopo 2-3 mesi veniva affidato al disegnatore che lo realizzava. Adesso i tempi si sono accorciati e gli autori sanno subito chi si occuperà delle loro storie, anche se per vederle pubblicate deve passare comunque molto tempo.
«Prima della svolta “Recchioniana” avevo molti più paletti nello scrivere un numero di Dylan: fai questo, non fare quello, questo Dylan non lo farebbe mai… Recchioni con me è stato invece molto diretto e mi ha chiesto di rendere più marcato il mio stile. Mi ha stupito perché conosceva moltissimi miei lavori, specialmente quelli indipendenti, e mi ha detto: “fatico a vedere il tuo stile su Dylan; nelle tue opere è più evidente ma su Dylan sei troppo frenato”. Così ho avuto carta bianca per una nuova storia che probabilmente sarà pubblicata fra un paio di anni – forse con il titolo L’Ora Blu – sulla collana Old boy [la nuova collana voluta da Recchioni dove le storie di Dylan Dog resteranno ferme al pre-pensionamento di Bloch e lo stile sarà old school. Ndr]».

A questo punto direi che è lecito aspettarsi il massimo.

Andrea Cavaletto
E poi con questa faccia non ti puoi mica aspettare qualcosa di meno
Andrea Cavaletto: sceneggiatura dell’horrore

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