The Nerd Experience inaugura oggi una nuova rubrica intitolata: La Storie di TNE.
Visto che vogliamo dosarci bene gli argomenti a nostra disposizione (leggi: non sappiamo più di cosa minchia parlare), abbiamo deciso di provare a proporre materiale originale narrandovi qualche nostro parto mentale, in ordine rigorosamente casuale e a puntate (così magari con il passare del tempo rinsaviamo e la smettiamo di scrivere ‘ste oscenità).
Si alzi il sipario, rullo di tamburi, si parte:
Spinto dalla crescente violenza e dalla drammatica situazione internazionale, il Papa decise di convogliare tutte le risorse vaticane in un progetto rivoluzionario: creare una macchina del tempo per trasportare ai giorni nostri l’unico vero salvatore, Bruce Lee Gesù.
Ma, nonostante gli inenarrabili sforzi degli scienziati papali, le cose non andarono per il verso giusto e, invece del figlio di Dio, fu prelevato dai flussi temporali suo cugino,
Gelù.
Gelù, così, spacciandosi per visionario amministratore di un’industria di ghiaccioli, iniziò la sua crociata contro il male, aiutato dalle potenti leve pontifice.
Le Profane Avventure di Gelù #1
Gli Umpa Lumpa della morte
La dune buggy cremisi sfrecciava per via S.Maria, rapida e letale come una pallottola nel cranio di un figlio del demonio.
Alle 9:06 di quella mattina uno zeppelin, non ben identificato, aveva vomitato in piazza dei miracoli un paio di centinaia di famelici Umpa Lumpa. Le fonti vaticane avevano confermato che quei mostri erano in realtà operai di una fabbrica di cioccolato peruviana rapiti e trasformati in aberrazioni da un misterioso nemico non ancora identificato. Una cosa è certa: non era lo Spread!
La dune buggy sorpassò agilmente la prima fila difensiva di Umpa Lumpa. Alcuni si aggrapparono alle ruote tentando di forarle con le unghie affilate, ma i loro crani vennero presto resi poltiglia dalle gomme del possente bestione motorizzato, vanificando ogni tentativo. L’obiettivo degli Umpa Lumpa era chiaro: miravano a raddrizzare la mitica Torre Pendente in modo da spezzare lo spirito e le forze dei fieri pisani che si sarebbero così rivelati facilmente assoggettabili.
La dune buggy si fermò, sgommando, nel centro esatto della piazza. Lo sportello dell’autista si aprì. Due suole di sandali si posarono sicure sul suolo calcato annualmente da migliaia di turisti.
<< Quel coso è storto perché Dio lo vuole >>
Gelù sputò via il suo caratteristico stecchino. I capelli, castani come il tronco di un faggio, svolazzavano al vento rivelando l’incipiente pelata. Dopo essersi sistemato l’elegante giacca griffata Looney Tunes, si avvicinò a passi lenti verso l’obelisco obliquo. Le lenti dei suoi Ray Ban riflettevano la colonna verticale che quei mostriciattoli avevano formato montando l’uno sulle spalle dell’altro, per tentare di spingere la Torre con tutta la forza possibile. Impugnando le due fidate mitrigliatrici Uzi, Caino e Abele, in posa gangsta-style, Gelù cominciò a svuotare i caricatori. La pila di Umpa Lumpa si sfaldò; gli arti volarono via, teste scoppiarono come palloncini toccati da uno spillo. Una pioggia di moncherini e busti grottescamente incalzamagliati si riversò sull’immenso giardino della piazza ricoprendolo. Le piccole mostruosità sopravvissute all’impatto si ricompattarono in breve tempo, prestando attenzione nulla ai compagni che si stavano contorcendo al suolo in preda al dolore, accerchiando Gelù.
<< Hm? >>
Gli Umpa Lumpa iniziarono a eseguire un’oscena coreografia, unendo movenze depravate a parole apparentemente prive di significato, ma che andavano a concertare una melodia sinistra. Gelù, inorridito, comprese che in loro non doveva essere rimasta nessuna parvenza di umanità. Ormai erano diventati a tutti gli effetti progenie demoniaca.
La terra si squarciò. Una mano, per prima, proruppe fuori dagli abissi infernali, poi un’altra. e ancora una gigantesca testa, infine un mastodontico Umpa Lumpa, alto almeno quanto la stessa Torre Pendente, ruggì al cielo una volta fuoriscito completamente dal terreno. Quell’evocazione doveva essere l’asso nella manica di quei maledetti mostri.
Gelù non si perse d’animo: ricaricò i mitra e tentò di colpire la smisurata scarpetta marrone che copriva i piedi del gigante senza riuscire nemmeno a scalfirla. Il nemico rispose calciando l’aria nella sua direzione; l’onda d’urto generata lo spazzò via, facendolo sfracellare addosso a una delle bancarelle disposte a ridosso della piazza. Un modellino di Torre Pendente, uno dei pochi articoli rimasti illesi dopo la collisione, gli cadde in testa generando un lieve bernoccolo e un discreto inviperimento.
<< Giornata di merda >>
Il colosso si preparava a caricare quando Gelù notò un turista giapponese, completo di macchina fotografica e zaino, rintanato dietro a una carrozza abbandonata (pure dal cavallo). Senza pensarci troppo si destò in piedi, si scosse bruscamente la giacca, si levò i costosi occhiali privi ormai di lenti, e iniziò a correre nella direzione dello sfortunato asiatico.
<< Pochi cazzi. So che ne hai una, dammela subito.
Mi serve >>
Il turista, agguantato per la camicia, madido di paura, balbettava frasi in preda al terrore:
<< AAAAH SUSHI SUSHI PACHINKO GUNDAMMUUU>>*
Intanto l’Umpa Lumpa ciclopico si avvicinava a grandi passi, sbavando e sbuffando con gli occhi iniettati di sangue. Gelù sapeva che il loro tempo era ormai agli sgoccioli. Quindi agì; strappò via lo zaino dalle spalle dell’impaurito turista e iniziò a frugarci dentro.
<< Bingo >>
Una katana, dall’impugnatura impreziosita con un drago di, probabilmente finto, smeraldo, con una lama perfettamente affilata, uscì fuori dallo zaino stretta nella mano destra di Gelù. La visione di questa sembrava non avere nessun effetto sull’Umpa Lumpa che continuava a caricare ormai prossimo all’impatto. L’agente pontificio si mise in posizione di attacco, brandendo la spada con entrambe le mani.
<< Adesso ti farò quello che Abramo stava per fare a
Isacco >>
Gelù spiccò un salto verso l’alto. La gigantesca mano del titano tentò di colpirlo in aria ma lui la scartò lateralmente. Trovando appoggio sull’enorme ginocchio destro del mostro, saltò nuovamente puntando, con la lama tesa, alla faccia della bestia.
L’Umpa Lumpa, per tutta risposta, lo divorò, chiudendolo dentro le enormi fauci spalancate.
Il povero turista giapponese rimase impietrito, seduto con i palmi poggiati a terra, a osservare la scena. I piccoli Umpa Lumpa, che avevano tenuto d’occhio la situazione dalla distanza, iniziarono a sghignazzare con le loro vocine squittenti replicando l’osceno ballo di poco prima. Poi il mostro sbuffò.
Toccandosi il mastodontico stomaco con la mano destra, iniziò a respirare affannosamente, sempre più, sempre più. La punta di una lama fece capolino sulla sommità superiore della pancia perforando il panciotto bianco. La lama corse giù, fino ad aprire completamente in due il ventre come un’ostrica. Il gigantesco Umpa Lumpa urlò di dolore. Le viscere fuoriuscirono dal taglio appena dischiuso e un’onda di sangue purpureo inondò la strada con parte della piazza. Turista compreso.
In mezzo alle viscere cascate al suolo se ne stava, genuflesso, Gelù, con in mano la katana lorda di sangue.
<< Non so a te coso schifoso, ma a me tutto questo movimento ha messo fame. >>
Gli occhi del colosso si fecero vitrei poco prima che questo finisse per franare, esanime, sul grande prato verde, schiacciando con il dorso gli stessi compagni che l’avevano evocato.
<< Grazie, non so come avrei fatto senza di te. Ora vai in pace, fratello >>
Il villeggiante giapponese, muto ormai da un considerevole ammontare di minuti oltre che completamente ricoperto di fluidi corporei rossi, osservò Gelù posare delicatamente la spada davanti a lui, avviarsi lentamente verso la dune buggy, raccogliere le due Uzi perse durante lo scontro, mettere in moto il bolide e fuggire rapido verso l’orizzonte.
Nemmeno il tempo per una foto, pensò.
*Tradotto dal giapponese: Mi scusi gentile signore, potrebbe, per favore, posarmi a terra e lasciare che io preservi la mia vita fuggendo terrorizzato?