Il 24 ottobre 2014 uscirà nelle sale cinematografiche americane Kingsman, The Secret Service, per chi non lo sapesse si tratta del riadattamento di un fumetto di Mark Millar prodotto sotto la sua roboante etichetta MillarWorld.
Il fumetto in questione è uno dei pochi lavori Millariani senza supereroi, si tratta infatti della storia di un agente segreto pluridecorato (Jack London, appena-appena stereotipato come nome) il cui nipote (Gary, figlio della becera e spiantatissima sorella) è un teppistello del ghetto, perennemente nei guai, dai quali ogni volta la madre supplica il potente fratello di tirarlo fuori usano la sua «carta speciale».
Proprio dopo una delle tante bravate Uncle Jack si stufa di questa faccenda e propone al nipote un accordo: può scegliere se continuare con la sua vita del cazzo (ma lui non lo aiuterà mai più) oppure venire con lui il giorno dopo per un lavoro vero.
Manco a dirlo il lavoro sarà lo stesso dello zio, infatti Gary si ritroverà in una scuola per spie dove sarà addestrato a salvare il mondo.

Copertina Variant del primo numero

Millar è noto per le sue storie eccessive, fatte di dialoghi cazzuti e volgari, ma soprattutto dissacranti e spettacolari. Lo scozzese ha bisogno di scrivere un fumetto come se fosse un blockbuster dal budget illimitato; le sue storie sono sempre piene di esplosioni, scazzottate grandiose e stereotipi. Per far questo però c’è solo una categoria che permette al nostro autore di giocare al massimo tutte le sue carte: i supereroi. Non a caso il suo fumetto indipendente più riuscito dopo Kick-ass (che comunque parla di supereroi, anche se senza superpoteri) è Superior.

La copertina del primo numero di Superior

Ma il nostro eroe dai capelli rossi e la penna appuntita conosce bene i propri limiti come le proprie qualità, così sceglie un nuovo campo dove può sfruttare al meglio i propri colpi restando comunque credibile: una Spy Story.
Con la scusa di un pubblico preparato da decadi di James Bond e sue imitazioni varie Millar può sovraccaricare le sue pagine di penne-laser, ombrelli anti proiettile e auto sportive senza che nessuno si ponga la più classica delle domande:«@zzo ci fai con una penna-laser?».

L’esperimento di Millar è divertente e come sempre provocatorio (interessante il “test di seduzione” dove le aspiranti spie dell’accademia devono andare in discoteca a rimorchiare a più non posso).
Il risultato finale però lascia un po’ di amaro in bocca. Millar poteva fare davvero di più.
Era già accaduto con Superior e adesso si ripete: chiudiamo il volume con la sensazione che… manca qualcosa.
Già, ma cosa? Abbiamo azione a bizzeffe, dialoghi divertenti e la solita leggibilità frenetica che caratterizza tutte le sue storie, ma allora cosa manca?
Manca che il punto di forza di Mark stavolta è il suo punto debole: la rapidità.
Fin dalla prima tavola sappiamo come andrà a finire, e nonostante l’autore nel finale si giochi le sue carte in modo sublime, una volta tanto scrivendo un finale degno di nota, trascura quello che tutti dimentichiamo essere la parte più importante di ogni cosa, nella vita come nei fumetti, cioè quello che sta nel mezzo.
Il protagonista si ritrova da babbeo incompetente a perfetto Tom Cruise nell’arco di poche tavole e tutto quanto si regge sul dualismo nipote disagiato e zio che ci crede nonostante tutti gli dicano che è solo un povero scemo.
Il fumetto parte molto bene, si smoscia incredibilmente nel mezzo e, si riprende alla grande nel finale.

Toh, beccatevi pure il grafico in 3D con dolby sorround e risoluzione 1080p dell’andamento della figaggine di Secret Service.

Quindi mi viene da dire:«’A Marco, ma perché nun te sei impegnato de più che c’avevi la storia bona questa vorta?», e saprei già la risposta:«A’ bbelo, che a me me frega solo de li sordi».

Mark Millar in una fotografia recente

Alla fine resta solo questo appunto: l’impressione che Millar stavolta poteva fare una bella storia davvero e non il solito riempitivo intanto che aspettiamo la conclusione di Kick-Ass (che fra l’altro si è concluso). Sarebbero bastati due volumi in più, o magari una caratterizzazione meno superficiali di qualche personaggio, visto che oltretutto il finale della storia è un signor finale una volta tanto.

Tutto sommato però Secret Service è un fumetto godibile, più godibile della media dei racconti MillarWorld. Lo metterei subito dopo Superior a pari merito con Super Crooks.

Peccato Mark, facciamo coi supereroi la prossima volta, che ne dici?

The Secret Service: perché Millar ha bisogno di supereroi
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