È sempre difficile confrontarsi col mito, specie se si parla di Dark Knight, titolo ormai diventato epico ed abusato dal marketing DC.
Sì, lo so, l’ho detto qualche giorno fa parlando di Fight Club II. Ma è dannatamente vero. E qua stiamo parlando del seguito di uno dei fumetti più celebri di tutti i tempi, che ha ridato linfa a tutto il genere supereroistico, opera di Frank Miller, uno degli scrittori più amati degli ultimi trent’anni.
È il 1986, Regan, primo virus informatico, Berlusconi acquista il Milan, Sindona morto ammazzato, Pinochet, esce il primo Dylan Dog, Irangate, apre il Musée d’Orsay, Guerra fredda e Frank Miller fa uscire The Dark Knight Returns. In questo What if, Batman é vecchio e stanco, più umano che mai; guarda la sua città cadere vittima dei criminali e la società tuffarsi in uno squallore senza precedenti. Gli manca essere Batman, e torna. Superman è ormai il cagnolino del governo, i supereroi sono banditi e i media sono la vera potenza che comanda lo stato.
La storia diventa un successo planetario
Nel 2001 la DC ricopre d’oro Miller: vogliono il seguito. E qui arriva il problema: come si scrive il seguito di una storia perfetta? Semplice, si mantengono gli elementi vincenti e si alza l’asticella. Ora entriamo nel personale, in quanto il secondo capitolo della saga è spesso amato o odiato. Ecco, per me The Dark Knight Strikes Again è uno dei migliori sequel di tutti i tempi. Il presidente è un ologramma controllato da Luthor e Braniac, che tengono anche in ostaggio Kandor e con quella Superman.
Flash è usato come dinamo, Atom rinchiuso in una provetta e Lanterna Verde è scappato fra le stelle. Tocca al meno potente di tutti, quando gli dei sono caduti, salvare il mondo. Si esce da Gotham: il campo da gioco adesso è il mondo. Batman è quasi un terrorista e Superman si riscopre più alieno che mai. Ci si confronta quindi con il mito dando al pubblico un sequel con una sua anima, legato ma indipendente dal primo, simile ma originale.
Vi immaginate quindi la pressione dietro a TDKIII – The Master Race.
Di cosa parla in breve TDKIII? La storia inizia tre anni dopo The Dark Knight Strikes Again e si basa su un fondamentale presupposto: e se Batman avesse sempre avuto ragione? Se Superman fosse una minaccia? Come reagirebbe il genere umano? Com’era prevedibile tutto ruota intorno a Lara, la figlia di Superman e Wonder Woman, incapace di comprendere l’attaccamento del padre e della madre a quegli esseri inferiori in mezzo ai quali non ha mai vissuto.
In breve: questo terzo capitolo non mi sta emozionando. Un po’ per i disegni (bravissimo Kubert eh, ma Dark Knight è Miller) un po’ per la sensazione preponderante di fan service…manca quella voglia di spaccare tutto che caratterizzava i precedenti capitoli. L’intento, non velato, è quello di creare un Miller-Verse alternativo in seno alla DC (incastrandoci Batman & Robin all star), perdendo però la forza di impatto che è propria dell’originale. E anche l’intreccio risulta un po’ telefonato: sia dal titolo che dai primi numeri; ma mancano ancora 3 albi e si sa che il fumettista americano (qui supportato ai testi da Brian Azzarello) dà il suo meglio.
Per il verdetto finale aspettiamo il sesto numero.