Vi era un tempo in cui la Marvel faceva fumetti – o almeno un tempo in cui faceva fumetti che io leggevo.
Sempre a quel tempo, da questi fumetti, di tanto in tanto, veniva tratto un videogioco.
E, incredibilmente, talvolta questi giochi erano pure buoni.
È il caso di The Punisher.
The Punisher
Correva l’anno 1994 quando il Punitore approdò su Sega Mega Drive/Genesis con un beat’m up a scorrimento molto, MOLTO violento.
Ed era giusto così, trattandosi di The Punisher.
Il gioco metteva a disposizione due personaggi giocabili, identici per caratteristiche se non per la skin: The Punisher e Nick Fury (un semplice espediente per differenziare il player 1 dal player 2)
E sì, Nick Fury negli anni ’90 era bianco e lo interpretava David Hasselhoff: mi spiace Saumel L. Jackson, sei stato un grande Jedi ma il mio capo dello Shield resta Mitch Buchannon.
Sorry.
Il “punto forte” del gioco, dal sapore mostruosamente arcade, era la possibilità di interagire con (quasi) qualunque elemento dello scenario per poterlo utilizzare come arma: mazze, vasi di fiori, sedie, tavoli… anche i cadaveri dei nemici stessi, talvolta.
I livelli (pardon, schemi) si svolgono tutti allo stesso modo: una marea di nemici da pestare fino al boss di fine livello, e poi si ricomincia.
La difficoltà era medio-alta, ma il gioco restava comunque abbordabile anche se ai tempi non riuscii mai a finirlo – dovrei ancora avere la cassetta da qualche parte – se non in modalità semplice, dalla durata di soli tre schemi, con tanto di Kingpin che derideva il giocatore, invitandolo a fare sul serio la prossima volta.
Il gameplay è un po’ ripetitivo, ma si difendeva bene: la versione da sala giochi era praticamente identica a quella per console salvo pochi dettagli: colori più accesi, Nick Fury che fuma il sigaro, qualche boss diverso.
Vista la pletora di arcade con dinamiche simili, potrei concludere dicendo che, tutto sommato, si tratta di un more of the same abbastanza dimenticabile, ma ammetto che aveva abbastanza carisma da ritagliarsi un posticino tutto suo nel mio cuore di ragazzo.
Come David Hasselhoff, del resto.
Cazzo quanto era bello David Hasselhoff!
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