L’universo supereroistico è grande, ampio, con milioni di eroi brillanti, sgargianti e muscolosi: sono lì, a sorvegliarci, a proteggerci, a farci dormire sonni tranquilli. Basta vedere una luce a forma di pipistrello in un cielo nuvoloso, una scia rossa sfrecciare nel cielo azzurro, una luce verde brillare nella volta stellata, ed il nostro cuore si riempie di sicurezza.
Perché ci sono loro.
Ma il mondo supereroistico è fatto anche degli “altri”. E no, non sto parlando dei super cattivi. Parlo dei personaggi di secondo piano, quelli che stanno sullo sfondo della storia, che spesso si ritrovano nei guai, i “salvati”. Il loro compito, spesso e volentieri, è quello di dover far risplendere i primi.
Ma non oggi. Non qua. Non Jimmy Olsen. Non in “Superman – Metropolis”.
Jimmy Olsen è uno degli “altri”. Fotografo al Daily Planet, in corsa per un posto giornalista che forse non arriverà mai, e migliore amico di Superman, è il totale protagonsta di questa mini di 12 numeri del 2003, e pubblicata dalla Lion quest’anno in due volumi.
La storia, scritta da Chuck Austen e disegnata da Danijel Zezelj e da Teddy Kristiansen, ci mostra la città del domani da un altro punto di vista. Vediamo come gli abitanti di Metropolis vivono i continui attacchi di forze aliene e di villain di ogni tipo, ma soprattutto come si comportano davanti alle conseguenze di questi continui scontri. La narrazione infatti, inizia con la città invasa dalla Tech, un’entità cibernetica, residuo di Brainiac, che ha preso il controllo di ogni congegno elettronico della città, migliorando (o peggiorando, dipende dal punto di vista) la vita dei cittadini. Il tutto cambia quando Jimmy Olsen riesce ad entrare in contatto diretto con questa Tech, scoprendo che non solo ha una sua personalità, ma che forse è più di quel che sembra…
La cosa che più mi ha colpito di questa storia non è tanto il fatto di avere come protagonista Jimmy Olsen (anche se, come ho detto, ciò dà alla narrazione un punto di vista molto interessante), quanto il fatto che di supereroistico, questa mini serie, ha veramente poco, ma anzi sprizza umanità da tutti i pori. La figura del giovane fotografo, pieno di problemi, continuamente riempito fino alla frustrazione di consigli da parte dei suoi colleghi, è facilmente identificabile con ciascuno di noi: chi, durante la sua vita, non si è mai sentito inadatto, sconfitto dai continui insuccessi nonostante la propria buona volontà?
Anche Superman è mostrato nella sua più normale umanità; anche lui, nonostante il suo essere “super”, ha bisogno di un amico, di una spalla su cui appoggiarsi nei suoi problemi quotidiani (ad esempio quando Lois è gelosa di Wonder Woman o quando gli butta via la calzamaglia preferita perché bucata), ed in questo caso è Jimmy a dover supportare il mutandone preferito.
E forse la Tech, alla fine della storia, risulta essere più umana di tutte. Nata come tecnologia aliena e cresciuta come cuore di una città che è più che elettronica, dimostrerà di avere cuore, anima e sentimenti.
In un mondo di super, di eroi e di alieni, un inno all’umanità come questo è una manna dal cielo.