Prima che Twilight rovinasse tutto i vampiri erano una cosa seria.
Innanzitutto il vampiro non può starsene alla luce del sole, altrimenti prende fuoco e muore, e poi non è un essere tormentato che vuole solo essere amato: il vampiro è uno stronzo. Che poi abbia il fascino dello stronzo è un altro discorso – e quello effettivamente ci può stare – ma che i vampiri cerchino amore è una cazzata che nemmeno Joss Whedon nel suo sublime Buffy l’Ammazzavampiri si sognava di fare (Angel buono è infatti vittima di un sortilegio, il suo vero io è uno stronzo in realtà).
Ed è così anche Kaine, il protagonista del Venerdì Retrò di oggi: Blood Omen.
Blood Omen: Legacy of Kaine è stato il primo capitolo di una lunga e fortunata saga con pratagonisti il sopracitato Kaine e, il suo luogotenente Raziel in Soul Reaver.
È un gioco del 1996, e si distingue fin da subito per una particolarità: il protagonista è un cattivo. Questa cosa la apprezzai subito da ragazzo (a dire il vero cominciai con Blood Omen 2 per Ps2) perché non mi era mai capitato di calrmi psicologicamente nei panni di un farabutto e trovarmi a fare persino il tifo per lui!
C’è da dire che il mondo di Kaine è strano: innanzitutto siamo a Nosgoth, e non su un’ipotetica Terra, e come periodo storico all’incirca direi Alto Medioevo. Questa Nosgoth ha la caratteristica di essere protetta da un incantesimo scaturito da un monumento conosciuto come “I Pilastri”. Essi si ergono su di un piedistallo e hanno un’altezza infinita. Ogni Pilastro rappresenta un elemento: Equilibrio, Morte, Tempo, Mente, Conflitto, Stato, Natura, Dimensione ed Energia, e ognuno di essi ha un relativo Guardiano a rappresentarlo. Il gruppo dei Guardiani, chiamato Cerchio dei Nove, sono protetti da un esercito di sacerdoti, i Sarafan. A Nosgoth vivono anche i vampiri, che nella maggior parte dei casi rappresentano un problema per tali sacerdoti, e ciò causa una faida costante tra di essi.
Non solo, questi Guardiani, che dovrebbero essere delle specie di divinità, non sono proprio limpidi e trasparenti, anzi. Così alla fine Kaine è un malvagio fra i malvagi e questo rende più facie parteggiare per lui.
E quindi iniziamo il nostro viaggio in 2D nei panni di un giovane e affascinante nobil’uomo di nome Kaine, che sta viaggiando per le terre di Nosgoth (il perché non si sa). Alla ricerca di un posto per dormire, ma ogni locanda è al completo; proprio all’uscita di una di queste veniamo assaliti da una banda di briganti. Ci difendiamo come meglio possiamo (notare che già nei panni di umano quando si uccide un nemico Kaine ride sadicamente) per finire inevitabilmente sopraffatti. Ma non spaventatevi: la morte è soltanto l’inizio. Ci sveglieremo, trafitti, in una strana dimensione ultraterrena, dove un certo Mortanius si offre di riportarci in vita per vendicarci dei nostri assalitori.
Bramoso di vendetta, Kain acconsente ciecamente alla proposta dell’uomo e quando Mortanius estrae la spada dal suo corpo, egli si risveglia nel mausoleo della sua famiglia, quattro giorni dopo la sua morte, e scopre di essere diventato un vampiro. Kain intercetta facilmente i suoi assalitori e li uccide, ma comprende che la sua nuova natura comporta molti svantaggi, tra i quali la vulnerabilità all’acqua e al sole, e l’impossibilità di poter interagire con gli umani. Il vampiro viene contattato da Mortanius, il quale spiega che i banditi hanno ucciso Kain perché erano stati incaricati da qualcuno, e suggerisce a Kain di indagare recandosi presso i Pilastri.
Kain raggiunge i Pilastri, tra i quali si aggira un fantasma, la Guardiana Ariel. Ella spiega al vampiro che la propria morte portò alla pazzia del suo consorte, il Guardiano Nupraptor, che influenzò a sua volta anche gli altri Guardiani, che vennero corrotti. Essendo i Guardiani in simbiosi con i Pilastri, ed i Pilastri legati a Nosgoth, le sue terre si corruppero a loro volta e furono gradualmente afflitte da tumulti, violenza e terrore. Ariel chiede a Kain di ripristinare l’equilibrio di Nosgoth uccidendo i Guardiani così che essi possano avere nuovi Guardiani puri. Il vampiro non mostra interesse per la causa del fantasma, e vuole soltanto ritornare umano, ma Ariel gli spiega che non c’è rimedio al vampirismo, e che per aiutare sé stesso deve purificare Nosgoth. Non avendo altre alternative, Kain decide di aiutare Ariel e si mette alla ricerca dei Guardiani.
Comincia così la vera avventura, in un mondo largamente esplorabile, a volte anche troppo. Effettivamente Blood Omen ha una modalità di gioco decisamente particolare, credo quasi unica. Si tratta infatti di un Action-Adventure game che mischia particolarità dei più classici Adventure (come il numero finito di vite disponibili prima di un irrimediabile Game Over) con quelle di un RPG, Role Play Game, (ad esempio il numero infinito di nemici, aree esplorabili liberamente, un grande numero di missioni secondarie. La missione principale infatti non è strettamente obbligatoria: si può procedere in svariati modi all’avanzamento del gioco, decidendo di fare prima altre cose magari, tenendo a mente però che ci sono alcuni passaggi obbligatori o alcuni oggetti necessari se si vuole portare a termine il gioco.
Alla fine resta comunque sempre una grandissima libertà di movimento e la possibilità di fare un po’ cosa vogliamo.
Molto belli i costumi dei personaggi e anche la cura dei dettagli architettonici, particolare questo che si ritrova in tutta la saga e dona all’insieme un’identità forte e precisa.
Sul finire poi ci sarà anche una grande rivelazione da parte della nostra amica Ariel, con la possibilità di scegliere noi stessi il finale del gioco.
Ma, come scopriremo in Blood Omen 2, il finale vero è uno solo e, decisamente in linea con la personalità di Kaine.
Anche per questo Venerdì è tutto, a presto e non dimenticatevi la crema protettiva al mare, che anche se non siete vampiri questo sole brucia lo stesso!