Steve Carell si sta facendo spiegare la struttura dei CDO da Mr. Chau, un suo tronfio collega asiatico, davanti a un pasto non consumato. La spiegazione è minuziosamente dettagliata, nonché zeppa di tecnicismi talmente ingarbugliati da impedire allo stesso Carell di poter seguire la logica del discorso. L’intera discussione è accompagnata da risate di sottofondo, sulla falsariga di una qualsiasi tipica fiction americana.
State cercando il senso di tutto questo? Semplice: non c’è
Welcome to the world economy, bitches!
La Grande Scommessa, l’ultimo film del regista americano Adam McKay, tratto da un libro di Michael Lewis, non solo è una delle più chiare e comprensibili spiegazioni della bolla immobiliare che ha portato alla crisi finanziaria del 2007-2008, ma è anche una delle rappresentazioni più lucide, spietate e coraggiose dell’attuale mondo dell’economia oltre che della società attuale.
Non è un caso che la cifra del film sia quella del nonsense tumultuoso: dal primo minuto si viene trascinati in un vortice irrefrenabile di situazioni paradossali, imperniate sull’andamento dei derivati immobiliari e sulla relativa speculazione finanziaria, che compongono un mosaico di giochi di potere, aspirazioni, tentazioni, azzardi, truffe, improvvise fortune e fulminanti rovine, in cui è assolutamente impossibile riuscire a rintracciare il filo d’Arianna.
McKay mette in campo tutta la corrosività maturata nella sua lunga esperienza di sceneggiatore e attore comico, per ricreare vividamente un mondo simile a un campo da gioco per adulti su scala globale; la regia ci appare costantemente sbagliata ma la metodologia è chiaramente sistematica: la narrazione è frammentaria, spezzettata in più momenti, sommersa da rumori di fondo che impediscono una fruizione logica della vicenda, semplicemente perché la vicenda trattata non si regola sulla logica. Le numerose definizioni mutuate dal linguaggio economico sono illustrate di volta in volta, con una soluzione concettualmente geniale, da delle comparsate pop-up: vi sembra strano che Margot Robbie vi possa spiegare cosa sia un mutuo subprime completamente nuda in una vasca da bagno mentre sorseggia un bicchiere di spumante? Invece è esattamente quello che succede: personaggi assolutamente fuori contesto che irrompono nel film, nel ruolo di loro stessi, giusto il tempo di chiarire il funzionamento di un complicato meccanismo economico.

Si capisce che una simile scelta comporti il rischio di mescolare troppi ingredienti in un minestrone insapore, ma la straordinarietà della regia di La Grande Scommessa risiede proprio nel non perdere mai la visione d’insieme: le storie si intersecano in un gomitolo inestricabile, ma il sentire generale, le sensazioni percepibili durante visione, mantengono una loro coerenza; la magia riesce ma il trucco resta sapientemente occultato senza che lo stupore ne risenta.
Un risultato simile è possibile anche grazie a un cast perfettamente centrato: siamo agli antipodi di un one man show in stile Wolf of Wall Street, quello di McKay è un film corale in cui ognuna delle parti si esprime al suo massimo: il problematico genio autistico di Bale, lo sfrontato self-made man di Gosling, l’eccentrico di Pitt e i nerd disadattati di Wittrock e Magaro, si passano la palla abilmente inquadratura dopo inquadratura, anche se, volendo ritrovare una componente in grado di spiccare più delle altre, bisogna ammettere che è difficile non parteggiare per l’idealismo fuori posto di Steve Carell che, cucendosi il personaggio addosso, briga instancabilmente alla ricerca di un appiglio a cui aggrapparsi, uno scoglio per non essere trascinato via, finendo inevitabilmente preda della corrente.
– Non ti piace?
– Me l’aspettavo diversa. Pensavo fosse un posto più da grandi.
Wittrock e Magaro, soli all’interno delle rovine abbandonate della Lehman Brothers Holdings Inc. in seguito alla più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti, si scambiano queste parole;
Ecco, probabilmente vedendo La Grande Scommessa vi ritroverete davanti un film molto diverso da quello che vi sareste potuti aspettare, vista l’entità dell’argomento trattato, ma la potenza dell’esperienza vissuta non potrà lasciarvi illesi: preparatevi a ridere compiaciuti mentre ricevete un gancio allo stomaco.