
Devo avvertire chi ancora non conoscesse gli sviluppi finali di quell’immenso “YYYYYYAAauwn” conosciuto come AvX, l’ultimo crossover Marvel attualmente in corso di pubblicazione nello stivale, che questo articolo contiene rilevanti SPOILER di continuity visto che è incentrato sul primo numero della nuova serie di Uncanny X-Men, sceneggiata da Brian Michael Bendis (Ultimate Spider-Man, “cipollino” per gli amici) e disegnata da Chris Bachalo (il disegnatore che se non vi piace siete dei maledetti burubù), uscito da pochi giorni negli States.
L’antefatto della serie?
Ciccio Xavier ha tirato le cuoia blastato da un Ciclope in ira barbarica per colpa di un’indigestione di forza fenice, Emma Frost è fia, Magneto è uscito notevolmente depotenziato dal conflitto e sfoggia anche un nuovo taglio molto Claudio Bisio, Emma Frost è fia, Illyana Nikolievna Rasputina (grazie Wiki) ha fatto di recente incursione negli studi Square-Enix per gattonarsi un nuovo modello di spada pensato per Final Fantasy:


In tutto questo Emma Frost riesce, incredibilmente, a essere sempre più fia.
Messo in gattabuia dai, sempre democratici, Vendicatori, dopo la conclusione della Royal Rumble, Scott (Ciclope) viene fatto evadere da Erik (Bisio) e messo a capo di questa nuova squadra di mutanti reietti, insultati da tutti, cacciati da qualsiasi altro gruppo, individuo o animale compreso Wolverine, che dopo aver fatto i soldi vincendo la causa per i diritti sul costume di Kill Bill è diventato preside della nuova scuola per superdotati (no, non in quel senso) dedicata alla memoria di Jean Grey (la rossa antisesso).
Braccati dalle sentinelle, depotenziati, odiati dalle masse e pure appena presi a patte sul sedere dai Vendicatori; i presupposti perfetti per una serie malinconica, magari dai toni dimessi e incentrata su un gruppo di perdenti, giusto?
Un nuovo mutante manifesta i suoi poteri nel centro città, con madri che urlano, anziani che sfoderano i lori indici e folla in delirio: è un mutante, è nero, è obeso e magari è anche “un po’ culo” (cit.), subito accorrono i poliziotti pronti a ghermire la pericolosa minaccia bolscevica ma qualcuno non è d’accordo.

I due nuovi frutti del mutantemercato estivo di Ciclope si presentano subito: Tempus è una ragazza che ha il simpatico potere di creare bolle temporali all’interno delle quali ha il completo controllo su spazio e tempo (più o meno quello che avrebbe dovuto fare Kovacic dell’Inter visto quello che è costato), il piccolo Samuel L. Jackson afro, già mio personale idolo, invece è un guaritore di livello 60 con capello prodigioso +20. Mica male, visto anche che i due vecchiarelli (il rosso e il bianco), pur con qualche acciacco, si difendono sempre benino o almeno abbastanza da trasformare un battaglione di sentinelle (mandate da chi? Bendis tiene a farci sapere che, per adesso, nessuno lo sa) in avanzati modelli di tostapane. A corredare il tutto si inserisce subito una sottotrama (di quelle tanto care al buon vecchio X-Chris) incentrata sul doppio gioco di un traditore all’interno del gruppo. Giusto per (tentare di) dare un senso agli avvenimenti degli ultimi capitoli di AvX e per cercare di bilanciare, in qualche modo, l’eccessiva mole di figaggine trasudata da un Ciclope in grande spolvero.
Non fatevi ingannare dallo stile volutamente ironico di questo articolo, adottato per ricordare, e ricordarmi, che alla fine stiamo parlando di “giornaletti” (detto con tutto l’amore del mondo) e quindi un po’ di ironia non può fare altro che bene, questo primo numero di Uncanny X-Men mi ha convinto pienamente per tutta una serie di motivazioni che andrò in breve a elencare; quindi sì, qui inizia la parte barbosa:
1) L’idea – Non è la prima volta che Brian Michael Bendis va a cercarsi lettori in tutto quel bacino di persone che si riconoscono negli ideali propugnati da movimenti come Occupy, dai cortei di giovani studenti nelle piazze di mezzo mondo e, perché no, da tutte quelle minoranze estremiste più combattive. Lo scenggiatore lo aveva già fatto con Scarlet, una miniserie Marvel del 2010, distribuita sotto l’etichetta Icon Comics, scritta da Bendis e disegnata dall’ottimo Alex Maleev, con protagonista una semplice ragazza che, nel giro di poco tempo, si trova a essere portavoce di una rivolta.

La mini non era male (tanto che a breve dovrebbe riuscire a prendere vita un seguito) e riusciva anche a tratteggiare un personaggio abbastanza credibile nonostante i pochi numeri a disposizione, ma, se possibile, la presa di posizione dell’autore e della casa editrice con Uncanny X-Men è ancora più decisa visto che va a coinvolgere acclamate icone del mainstream.
Vero, da praticamente sempre le serie degli X-Men si contraddistinguono per trattare tematiche come la discriminazione o la cattiveria sociale, ma qui il discorso è diverso: questa nuova incarnazione non si difende ma attacca, non incassa ma sorprende, si fa veicolo del cambiamento in maniera molto più fisica rispetto al passato tanto che si ha l’impressione di leggere quasi una nuova versione della “Confraternita dei mutanti malvagi” (mi sembra che il nome dica tutto).
Questo nuovo approccio è sicuramente abbastanza controverso e anche ampiamente criticabile, ma ho sempre apprezzato le scelte coraggiose (quando motivate) e spero che gli autori abbiano modo e tempo di sviluppare coerentemente le idee concentrate in questo inizio, anche se permane un po’ la paura che Bendis si faccia prendere la mano dagli intrighi cospirazionisti perdendo di vista l’aspetto vincente della testata.
2) I Disegni – Bachalo lo avremmo a corrente alternata, lo so io e lo sappiamo tutti visto che la Marvel ha già annunciato il nome del disegnatore spalla, il (sempre bravissimo) Frazer Irving. Purtroppo i suoi ritmi di lavoro sono questi, le esigenze editoriali sono altre e nessuno ci può fare niente. Al momento però le sue tavole sono lì e la goduria per gli occhi è notevole. Il fumettista canadese continua nella sua costante opera di stilizzazione e deformazione, mescolando in maniera personale stili e influenze; ecco quindi lo spadone di Magik, l’elmo da signore oscuro di Magneto e il visore impossibile ma dannatamente scenografico di Ciclope. Quando le sentinelle irrompono nella tavola non puoi fare a meno di ricordare il motivo per cui ami questo tipo di fumetti.
Dove devo firmare per avere Chris Bachalo a vita sui mutanti?

3) Concept e Marketing – Marvel Now! Uncanny X-Men #1 aveva già vinto qui:

La Marvel mesi prima aveva iniziato a tappezzare la rete con immagini virali, supportare le iniziative dei gruppi di fan e fare capire quali fossero le intenzioni della testata.
Rosso-Guevara come colore dominante, “revolution” e “revolutionary” come termini da ribadire in ogni occasione, immagini concept e anteprime di copertine che non lasciano spazio alle interpretazioni.

Una campagna pubblicitaria impeccabile, in grado di condensare i contenuti e calamitare l’attenzione più di mille interviste.
Questa volta è proprio il caso di dirlo: quando il marketing fa la differenza.
Bachalo mi fa schifo.
Sei un maledetto burubù.