Nello spazio nessuno può sentirti urlare

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Perché siamo qui a parlare di Dylan Dog 337: Spazio Profondo? La storia è carina ma non eccezionale, eppure questo numero segna un’epoca più o meno come la segnò il numero 100. Sì perché dal prossimo numero tutto cambia. Sarà un cambio gattopardesco o una vera rivoluzione? Ai posteri l’ardua sentenza, ma c’è da dire che le premesse – se sono queste – sono buone, molto buone.

Prima regola di Dylan dog: nel tempo libero cita. O come si dice barbaramente sui forum minchioni: «quota».

Il 20 maggio 2013 @RRobe fece sobbalzare dalla seggiola un buon numero di persone annunciando un attesissimo vento di cambiamento sulla testata italiana che più amo dopo Topolino: Dylan Dog.
Da diverso tempo il personaggio ha perso quella capacità di leggere i nostri tempi e di farci guardare il mostro dentro di noi (con l’eterna paura che questo ricambi lo sguardo), e questo particolare si è riflettuto in termini di vendite.
Non ci voleva un genio per capire che qualcosa andava cambiato, ma la normalità non è mai stata di casa in Italia e quindi gli anni sono passati senza che nessuno facesse niente. Stranamente Recchioni – che normale non è, non sarà mai, e ci piace proprio per questo – si è accorto di tutto questo e, come il suo orfanesco Pistolero, non ha fatto tanti discorsi e ha ammainato la bandiera del cambiamento.
Ma in cosa consiste questo cambiamento? In un mucchio di cose (per citarne una: il pensionamento di Bloch) che cominceranno dal prossimo numero.
Ma se comincia dal prossimo numero a noi che ce frega di questo? Innanzitutto perché è un buon numero, ed è sempre piacevole parlare di una storia buona anzichenò, e poi perché la parte più bella di ogni evento è l’attesa, e noi siamo già qui a mangiarci le unghie dal nervoso.

Ciancio alle bande, parliamo di questo benedetto (è proprio il caso di dirlo) numero 337!

Sì, siamo nello spazio e siamo a colori!

Ora che vi siete beati dei disegni di Nicola Mari e dei colori di Lorenzo De Felici (Orfani è ovunque) parlicchiamo di questa storiella simpatica.
Innanzitutto c’è da notare una cosa: Dylan torna a farci cacare addosso.
Scusate il necessario francesismo, ma una nota di enorme merito a Recchioni (che ha sceneggiato questo numero nel caso non lo avessi già detto) la devo fare proprio su questo punto: l’Old Boy aveva smesso di farci spaventare da un sacco ormai, ed è una pessima cosa per un fumetto che fa dell’Horror, anzi, dell’Horrore la sua ragione di vita. Il futuro spaziale discretamente distopico (e meravigliosamente solo accennato nella sua complessità, così da aumentare l’inquietudine del lettore) impaurisce non poco e ci costringe a tastare il divano/poltrona/sedia/letto su cui poggiamo i nostri chiapponi per rassicurarci e ricordarci che nello spazio c’è il nostro indagatore di fiducia e non noi. Che poi non è nemmeno lui ad andare nello spazio ma un suo clone (non vi spoilero nulla, sta tutto nelle prime dieci pagine questo) e l’anno di ambientazione non è certo il 2014 ma il 2337. Fra l’altro voglio soffermarmi su una battuta di Bloch nel numero, però questo è uno spoiler, per cui lo scrivo di bianco e se volete leggerlo fate un buon copincolla alla vecchia maniera:

Uno dei mostri-spettri del vascello Uk-Tatcher si trasforma nell’ispettore (fra un mese ex-ispettore) Bloch affermando:«Non sono più lo stesso dal 2014». Che cosa significa? Oltre alla ovvia pensione, cosa renderà il buon vecchio Bloch talmente diverso da non essere più lo stesso?

Speriamo questo mese passi in fretta perché ho finito le unghie da un pezzo e mi sto rosicchiando i metacarpi.

Un altro gradito ritorno sono le citazioni. Ovunque e acattivanti proprio come quelle dello Sclavi che fu, ad esempio i nomi delle varie navette spaziali: Uk-Tatcher, Uk-Jagger
E poi sostanzialmente questo fumetto è Alien. Lo splendido capolavoro Horror-Fantascientifico di Ridley Scott frutto anche delle mani di Carlo Rambaldi e Hans Ruedi Giger (ne avevamo gloriosamente parlato in un nostro celebre Lunedì d’Artista).
C’è una navicella persa nello spazio, infestata da qualcosa di sconosciuto ma molto pericoloso, e c’è una squadra di soldati in tuta spaziale pronti a combattere.
Ecco descritta così sembra più un numero di Orfani che di Dylan Dog, ed in effetti questo è l’unico appunto che mi sento di fare alla buona prova di Mastro RRobe. è anche vero che solo un personaggio è il classico megafusto anni ’80 col bicipite gonfio e il fucile spropositatamente enorme, e che nell’arco della storia on saranno molti i colpi esplosi.
Mi riservo un ultimo appunto sul finale: ieri, quando l’ho letto, l’ho trovato un po’ tirato via, quasi messo lì a ricordarci che questo è un numero di Dylan Dog e non di Orfani appunto, e che quindi c’è anche un po’ di horror e di soprannaturale con cui fare i conti. Beh, stamattina mentre riordinavo le idee per scrivere il pezzo mi sono reso conto che invece è un buon finale, in perfetto stile dylaniato e che non era frutto della furia di chiudere a tutti i costi entro le canoniche “quasi cento pagine” ma era un finale ragionato e voluto.

Bree, nessuno ti ha dimenticata, non ti preoccupare. Ti ameremo tutti quanti per sempre.

Per concludere Dylan Dog 337: Spazio Profondo è un buon numero, non ottimo ma molto buono. Non è la miglior prova di Recchioni, ma il suo intento era di offrirci un invitante antipasto per stimolare l’appetito e arrivare affamati al punto giusto al prossimo mese, quello della Rivoluzione. Missione sicuramente compiuta, mi sento di dire; finalmente un numero che non ci vergogneremo a tenere sullo scaffale e che apre le porte a un certo ottimismo per il futuro di un personaggio che ha ancora tantissimo da dire e che anzi, invitiamo a dirlo al più presto anche con un grouchano non-sense.

Ps: ringraziate il buon Dio che settembre ha 30 giorni e non 31, così abbiamo già un giorno in meno da aspettare sul calendario.

Dylan Dog 337: che la rivoluzione abbia inizio!

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