L’attenzione si sposta sulla tragedia familiare della famiglia Scully, la madre di Dana sta morendo ( in alcune scene il dolore di Scully è reale in modo tale che non possiamo far altro che fare un plauso a Gillian Anderson per l’interpretazione). L’episodio della madre di Scully, per quanto toccante, serve a riportare a galla il già affrontato tema di William, figlio di Dana e Fox dato in adozione subito dopo la sua nascita. Le ultime parole della donna morente sono infatti rivolte a Mulder: “Anche mio figlio si chiamava William“.

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Un crescendo di sequenze che uniscono passato, presente e futuro legano Mulder e Scully proprio come nei bei cari vecchi tempi: ciò che si ottiene è il tormento di due genitori che non hanno mai potuto vedere il figlio. La psiche dei due personaggi, in particolare di Scully, è molto ben indagata.

 

Fin qui tutto perfetto ( adoro gli episodi profondi di X-files), se non fosse per la serie di omicidi di questo uomo-spazzatura che interrompono l’idillio, con Scully che scappa, in maniera poco chiara, dall’ospedale perché “deve lavorare”,e viene risolto, in parte, senza però dare una vera valenza all’episodio ( non serve a nulla): sembra inserito giusto per rispettare la canonica presenza degli X-Files. La vicenda, quindi, non è interessante ( non vi è neanche la curiosità di vedere la creatura): viene offuscata dalla tragedia vissuta da Scully e ufficialmente rovinata dalla quasi-risoluzione finale. Insomma, sembra un pretesto per ricordare senza motivo allo spettatore che sta Guardando X-Files.

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La questione psicologica che coinvolge Scully e Mulder però è così interessante e ben scritta che offusca  l’omicidio-beffa risultando in tutto e per tutto un episodio a se.

L’unico indizio di continuità tra i quattro episodi andati in onda finora è rappresentata dai rimandi alla gravidanza di Scully, che probabilmente verranno spiegati nei prossimi due episodi; tuttavia, trovo che una simile eterogeneità sia un po’ troppo azzardata per soli sei episodi, il fan-service si ma fino ad un certo punto. Per carità, quanto visto finora in questa miniserie è tutto perfettamente coerente con lo stile e le ambientazioni che X-Files si è costruito in nove anni di onorata carriera, ma che senso ha affiancare degli episodi così diversi in quella che è una miniserie composta di soli sei episodi? Per noi fan vecchio stampo è bello rivedere tutte le tematiche, per quanto diluite in sei episodi..il problema gosso è che l’eterogeneità degli episodi è tale da non permetere loro di incastrasri come vorrebbero.

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La miniserie ha ancora due episodi davanti a sé, dei quali l’ultimo, sembra promettere delle rivelazioni scioccanti. Basterà un terzo di stagione a far quadrare il tutto?? Io spero di si.

X-Files 10 – Recensione parte seconda
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