L’edizione 2016 dell’E3 (Electronic Entertainment Expo), la più importante fiera dei videogiochi che si tiene annualmente a Los Angeles, passerà sicuramente alla storia per aver avuto una dominatrice incontrastata: Sony ha rubato letteralmente la scena con una conferenza impressionante per ritmo, qualità e quantità.
Fra seguiti (uno su tutti: God of War), nuove IP (come il nuovo progetto di Hideo Kojima, Death Stranding) e gameplay da mascella a terra (vedi Horizon), la casa produttrice di Tokyo ha dimostrato di essere indubbiamente l’azienda con le idee più chiare del settore, tracciando per la sua console ammiraglia, Playstation 4, le direttrici di un futuro radioso.
Microsoft, pur avendo fatto una figura dignitosa, presentando anche la nuova console Xbox One Scorpio in anticipo sulla diretta rivale Playstation 4 NEO, non è riuscita a tenere il passo di Sony, soprattutto sul fronte dei titoli presentati, con una lista di giochi in arrivo soddisfacente ma priva di particolari sorprese.
Nintendo invece ha deciso, come al solito, di distinguere completamente la sua offerta, presentandosi in fiera con un unico titolo, scelto però in maniera non casuale: la demo giocabile di The Legend of Zelda – Breath of The Wild è stata la più gettonata della fiera e ha generato l’euforia dei fan con meccaniche open world inedite per la serie unite a un’enorme varietà di soluzioni di gioco impreziosite da una direzione artistica da urlo.
In questo articolo non cercheremo tanto di indicare una lista oggettiva delle migliori offerte della fiera, quanto di segnalarvi le chicche e i titoli che hanno suscitato la nostra curiosità, basandoci anche sui nostri singolari interessi.
TOP
- Let it Die
Ammetto di essere un grosso fan dei giochi firmati Suda51, ma non nascondo che dopo l’acquisizione di Grasshopper Manufacture (la casa di sviluppo da lui diretta) da parte di GungHo Online Entertainment e la scelta di optare per un modello Free to play, nutrivo forte scetticismo nei confronti di questo Let It Die.
Invece la nuova esclusiva PS4 dal creatore si Killer7 e Killer Is Dead si è presentato a Los Angeles in grande spolvero, con un gameplay convincente, apparentemente solido.
In un’ambientazione grottesca ed esagerata in ogni suo aspetto, Let It Die ci getta subito in un’arena popolata da una nutrita varietà di assassini, sadici e psicopatici.
Un animo arcade, un tasso di mortalità decisamente elevato sul solco dei Souls, uno cell shading dal colpo d’occhio accattivante e una serie di tocchi di stile in pieno stile Suda, come cattivissime fatality o cuori pulsanti al posto della barra della stamina, donano al titolo carisma da vendere e riaccendono in me il fuoco della speranza, anche se permane la paura che il progetto faccia la fine di un certo Devil’s Third.
- We Happy Few
Altra esclusiva, questa volta però di Microsoft: opera di Compulsion Games, il team canadese responsabile dell’ottimo Contrast, We Happy Few sembra il parto della penna di Anthony Burgess:
“The game revolves around a person in a dystopianretrofuturistic-fashioned world where everyone is controlled by a personality-altering pill called a “joy pill”. The protagonist works as a ‘redactor’, a government censor similar to the Ministry of Truth, deleting unhappy stories from records. During his work one day, he finds an article about his brother, who appeared to be involved in some tragedy, and as a result, he decides not to take his Joy. Because of this, he finds the real world much different from the reality he believed himself to inhabit.”Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/We_Happy_Few_(video_game)
Survival game in prima persona dall’accattivante componente narrativa, ambientato (almeno nelle scene di gioco mostrate) in un surreale paesello della campagna inglese, il titolo di Compulsion riesce a instillare nel giocatore un profondo senso di inquietudine, grazie a uno scenario straniante ricco dei rimandi alle distopie di marca britannica (i romanzi del già citato Burgess ma anche serie televisive come Il Prigioniero).
Forse ancora un po’ acerbo nelle meccaniche di gioco ma viste le premesse potrebbe rivelarsi una notevolissima sorpresa.
- Absolver
Sarà che adoro tutto quello che ha a che fare con il Kung Fu; sarà che mi piace da impazzire lo stile grafico; sarà che ho un debole per i progetti folli (e spesso perdenti in partenza); sarà per questi e per altre motivazioni forse poco razionali, ma Absolver, primo progetto del neonato team di sviluppo parigino Sloclap, per console e PC, ha fatto vibrare il mio senso di ragno.
Caratterizzato da un combat sistem estremamente tenico, difficile da padroneggiare ma con ampie possibilità di personalizzazione, Absolver è un RPG online incentrato su combattimenti a mani nude che promette di mettere realmente alla prova le capacità dei giocatori.
Il motto del team su Twitter credo sia la sintesi perfetta dei loro propositi:
“movement is your weapon”
FLOP
- Final Fantasy XV – Titan Demo
Chiariamo subito un punto: sono convinto che FF XV sarà un gran gioco e che le enormi aspettative dei fan non saranno deluse
Mi convince il progetto, mi convincono le innovazioni/rivoluzioni proposte da Square Enix e mi convince anche buona parte del materiale fatto uscire fino ad adesso.
Detto questo, non posso sottrarmi dal dire che la Boss Battle contro Titan, presentata sul palco della conferenza Microsoft, è stata proprio mal congegnata: confusionaria, lenta e ripetitiva, la presentazione più che dissipare dubbi sul sistema di gioco ha contribuito a confondere ulteriormente le acque. Senza contare che l’effetto negativo è stato ulteriormente amplificato dal confronto con l’ottimo Scalebound, arrivato sullo stesso palco, con un trailer deflagrante, subito dopo la Fantasia Finale.
Visti anche i decisamente più riusciti video sul film Kingslaive e sulla macchina Regalia, in modalità volante, viene da pensare che Square Enix sia colma di ottimo materiale ma che abbia grosse difficoltà nel trasmetterlo efficacemente.
Vampyr
Stesso discorso di prima: per quel che mi riguarda, i Dontnod Entertainment sono dei fighi, e lo sono dai tempi del sottovalutatissimo Remember Me.
Resta il fatto che un combat system simile, nel 2016, è quantomeno anacronistico (per usare un eufemismo).
Non basta un’ottima componente narrativa, vero fregio della software house francese dopo i fasti di Life is Strange, per creare un buon action game; per questo i ragazzi di Dontnod dovranno lavorare parecchio per mettere a punto un gameplay che al momento fa acqua da troppe parte. Peccato perché le basi della storia (il gioco ci mette nei panni di un succhiasangue nella Londra di inizio Novecento) prometterebbero bene.