Noi italiani non siamo tipi facili. Benché giri da sempre il motto della grande ospitalità del sud e del nostro popolo in generale, in realtà il nostro cuore non lo apriamo quasi mai, e non certo al primo venuto. La dimostrazione di questo è ad esempio quando una tipa o un tipo ci lasciano e noi continuiamo a soffrirne per eoni, anche quando magari li abbiamo già sostituiti con persone davvero meritevoli del nostro affetto o stima. Un altro esempio è il fatto che quando avevo 7 anni all’ora di pranzo davano Dragonball su Italia uno e, ora che ne ho 24, sempre con Dragonball pranzo.
Ma se pochi sono i manga che sono riusciti a imporsi in modo omogeneo nella nostra nazione (su tutti direi appunto Dragonball e i più recenti One Piece e Naruto) ce ne è uno che davvero sembra sia stato scritto apposta per noi: Captain Tsubasa.

Ecco scritto così vi state già guardando intorno per dire:”Ma che minchia è?”, ma cosa direste se vi svelassi il barbatrucco, ovvero che Capitan Tsubasa da noi è arrivato sotto il nome nettamente più pronunciabile di “Holly e Benji”?

Ebbene quando erimo giovini ed erimo li re del domani “Che campioni Holly e Benji” accompagnava i nostri pomeriggi con l’inconfondibile voce di Cristina D’Avena e gli impossibili goal da centrocampo di Atton.
Quello che pochi sanno, e che qui vi vado a narrare, è che recentemente (se si può definire il 2006 recente) Italia undici ha mandato in onda una NUOVA serie di questo cartone, tratto da un nuovo manga che Yoichi Takahashi scrisse per celebrare gli imminenti mondiali di calcio che, per l’occasione si sarebbero giocati in Giappone (sì, quelli dell’arbitro Moreno).
Se il manga si chiama “Holly e Benji Forever” il cartone ha aggiunto un semplice sottotitolo, diventando così Holly e Benji Forever (road to 2002).
Se non vi torna qualcosa con le date è perché il Manga è di inizio millennio, come anche l’anime, ma siccome la Fifa ha fatto storie da noi è giunto con leggerissimo ritardo. Ma tanto noi con Trenitalia siamo abituati a queste cose.

Ora però vi sarete forse chiesti una cosa: ‘azzo c’entra la Fifa, Blatter e Platinì, con un manga giapponese che parla sì di calcio, ma di ragazzini che giocano nelle scuole elementari e medie del Giappone?
Il bello viene ora, e noi di The Nerd Experience ve lo raccontiamo.

D’ora in poi si spoilera di brutto, se voi siete gente che la roba se la vuole vedere da sé per dare giudizi e critiche imparziali allora chiudete qui e andate a comprarvi il manga. Ops! il manga non esiste in Europa, la Fifa ne ha vietato la produzione (ancora la Fifa?), quindi restate con noi a offendere Platinì e scoprite le gioie che vi siete persi finora.

Avevamo lasciato i nostri amici immaginari in Francia, dove avevano appena vinto la Coppa del Mondo Under 16 contro l’ignorantissima Germania di Schneider, il Kaiser del calcio.

No, non lui.

Alla fine della puntata, in mezzo ai bagordi, alle strette di mano, allo champagne, alle Wags nude nello spogliatoio e a Shakira, Holly riabbracciava il suo vecchio allenatore Roberto e insieme partivano per il Brasile, dove Holly sarebbe andato a scoprire il vero calcio.

Fin qui tutto bene.
Da adesso comincia il vero spasso.

In Holly e Benji Forever tutto è una citazione, tutto si riferisce a personaggi realmente esistiti o esistenti e si può segnare solo in rovesciata.
Holly in Brasile andrà a giocare nella squadra più importante della città di San Paolo che si chiama Brancos. Questo nome, ai fan del pallone, può ricordare solo una cosa: il grande Santos di Pelé.
Il cartone ci ha da sempre abituati a un largo uso degli stereotipi e, se possibile in questa edizione sono ancora più esasperati di sempre: il Brasile VIVE per il calcio, tanto che ci sono imprenditori che scovano bambini talentuosi e li allenano trattandoli come schiavi per farli giocare a calcio. Uno di questi è Carlos Santana.

No, non lui.

Nato da genitori ignoti e rinvenuto da un adorabile vecchietto direttamente su un campo di pallone, la storia di Carlos è quanto di più triste possa esserci: abbandonato alla nascita, adottato da due vecchietti che muoiono, contemporaneamente, di una malattia sconosciuta (e ovviamente irrilevante ai fini della trama), viene incarcerato da uno di questi imprenditori che lo fa allenare in modo disumano e lo violenta psicologicamente in modo da annullare la sua personalità per fargli pensare solo al calcio (emblematica la scena dove tre energumeni strappano la sua unica foto dei genitori adottivi dicendo che lui deve pensare solo a giocare). Santana vince non si sa quale ultra-coppa con i verdeoro under-16 e da lì la gente lo chiamerà, per il suo talento incredibile, “il figlio del Dio del calcio”.
Carlos sarà l’avversario numero uno di Holly durante il periodo brasiliano, e ci saranno delle scene meravigliose tipo quella in cui Santana piglia a chitarrate pallonate nel viso Holly urlandogli, con una certa sobrietà, «SONO IO IL CALCIO». Appare scontato che il nostro eroe umilierà l’avversario prima rubandogli le mosse segrete e poi segnando quattro goal uno più spettacolare (e impossibile) dell’altro.
Dopo la sconfitta di Santana ovviamente il povero si convertirà al credo di Holly:”il pallone è il mio migliore amico”, e deciderà di migliorarsi per diventare ancora più forte e un giorno confrontarsi nuovamente col giapponese.
Finisce la prima parte ed inizia la seconda: Holly gioca la sua partita di addio nello stadio del Brancos, dove viene osannato dal proprio pubblico che lo adora e lo ama alla follia. Alla fine della stessa Holly partirà per l’Europa alla ricerca di una squadra per confrontarsi con il migliore calcio del mondo: quello europeo.
Non è il solo però a spostarsi nel vecchio continente, anche Mark Landers, che nel frattempo in Giappone è diventato una specie di superstar vincendo tutte le competizioni possibili come capocannoniere, è riuscito grazie alla propria astuta procuratrice a farsi comprare da una squadra. Ma non un squadra qualunque. Una squadra italiana. La Juventus.

Andrea Agnelli
Andrea Agnelli annuncia come ha potuto permettersi l’ingaggio di Landers: non pagando più l’estetista che si occupava della depilazione delle sue sopracciglia. Tagli anche al bonus tricologo per Conte.

La Fifa, che a Yoichi Takahashi gli dorme sul pianerottolo di casa, era già pronta a far partire una denuncia colossale, se non fosse che il nostro scaltrissimo mangaka aveva già ribattezzato la Juventus con un nome che mai e poi mai avrebbe fatto pensare alla società torinese. Insomma, Landers non gioca nella Juventus, ma nel Fc Piemonte.
Prima che diciate qualcosa vi anticipo: sì, il Milan (o l’Inter, non si scoprirà mai all’interno del cartone) si chiama Lombardia. La fantasia di Takahashi è notevole.
Nel frattempo Benjamin Price si sta preparando alla nuova stagione di Bundesliga con il team che lo ha accolto nelle proprie giovanili molto tempo fa e che adesso lo schiera come estremo difensore della propria prima squadra.

Holly è arrivato all’aeroporto di Barcellona con il primo charter Ryanair disponibile. Nonostante i sedili Ryanair siano così vicini l’uno all’altro da permettere l’autofagocitazione delle ginocchia lui è riuscito ad addormentarsi, sognando di giocare al Camp Nou nella squadra più importante della città: il Barcellona Catalogna.
Proprio questo sogno convincerà il nostro baldo giovine a chiedere al presidente della squadra di prenderlo con loro, un po’ come se un giovane Ronaldo bussasse alle porte di una squadra e con aria supplichevole chiedesse un contrattino, anche solo al minimo salariale per giocare, roba di tutti i giorni.

gatto con gli stivali shrek
Holly implora il presidente del Barcellona di farlo giocare.

Il Presidente, ripresosi dall’infarto, gli fa firmare un contratto capestro a vita, tipo quelli di De Laurentiis con i giocatori del Napoli. Dopo la firma lo porta a vedere gli impianti della primavera, perché la prima squadra è in ritiro.
Al campetto dei giovani sedicenni brufolosi e impauriti si stanno facendo umiliare fisicamente e psicologicamente da tre smargiassi della prima squadra del Catalogna che sono rimasti a Barcellona per smaltire un infortunio. Questi tizi hanno le ghigne più arroganti del cartone animato, oltre che dei nomi solo vagamente stereotipati: Gonzalo, Almieja e Fonseca.
I tre bruti stanno sfidando gli sbarbati presenti dichiarando che chi di loro riuscirà a segnare un goal sarà ammesso in prima squadra. Un infante ci prova, ma resta ucciso al primo contrasto. Holly, che è il Ghandi del pallone, non può tollerare questi soprusi e sfida i tre ceffi. Elude il tackle in scivolata del primo con un banalissimo salto mortale in avanti (tenendo bloccata la palla coi piedi, certo), resta un attimo intrappolato nella “morsa del serpente”, la mossa segreta del difensore Almieja giudicata da Gonzalo come «ai limiti del regolamento», salvo liberarsi con un semplice colpo di reni. Infine, Gonzalo entra in scivolata da 5 km urlando:«o ti sposti o spezzerò le tue caviglie!». Holly, che non ha nessuna intenzione di infortunarsi alle gambe, si tuffa di testa, così invece del malleolo si fracassa il cranio (inutile per un calciatore) ma riesce a segnare. Tutto questo sotto gli occhi del Presidente che, invece di dare dei deficenti a tutti quanti, è doppiamente felice sia per il goal di Holly sia per il fatto che, con quell’atteggiamento severo, Gonzalo ha messo immediatamente in guardia Atton sulla durezza del calcio europeo.

Benji invece sta corricchiando per una qualche strada di una qualche città tedesca quando viene incrociato da Sneijder tutto figo su una Porsche il quale prova a convincere il portierone a giocare nella sua squadra dal nome impronunciabile. Benji rifiuta perché alla sua squadra deve tutto e vuole continuare a difenderla ancora per un po’ visto che ora è il portiere numero uno in Germania e non gli sembrerebbe giusto fare come Cristiano Ronaldo e scappare via al migliore offerente appena raggiunto il successo.
Sneijder se ne va via sgassando tutto incazzato dicendo che per ripicca lo riempirà di goal appena giocheranno contro.

Nel frattempo Landers è arrivato a Torino, allo stadio del Juventus Piemonte. Entrando nello spogliatoio legge attaccati agli armadietti i nomi dei suoi compagni, fra cui spiccano: Gentile(!), Willem (olandese, sosia di Davids) e Bugaggio (vi suggerisco di levare una U e una G).
Nonostante debba fare prima i test medici l’intrepido Mark sente il rumore dei compagni che si allenano (chiaramente senza allenatore) e corre subito a misurarsi con loro.
Ad attenderlo ci sarà un arrogantissimo Willem che lo insulterà tutto il tempo e non gli farà toccare boccia.
Insomma per Landers le cose non cominciano bene.

Arrivati a questo punto della saga ci risultano evidenti due cose: gli stereotipi sono il sale della vita, Takahashi non ha idea di come si giochi a pallone (del resto è giapponese).

Losco come sempre, si muove dietro le quinte il personaggio meno chiaro dell’universo Holly e Benji: Kirk Person.
Person è un ex giocatore molto dotato la cui peculiarità è indossare gli occhiali da sole anche quando dorme. In questa serie scopriamo un piccolo retroscena che giustifica definitivamente la sua professione di osservatore per conto della nazionale di calcio giapponese.
In passato sapevamo che il capitano Kirk era sì un fortissimo giocatore, ma aveva subito un grave infortunio all’occhio che lo aveva costretto a rinunciare al pallone, da lì la scelta di divenire uno scinziate… ehm, pardon… un osservatore. Adesso scopriamo che in juventus (per rimanere in tema) aveva giocato le selezioni per i mondiali con il Giappone, ma egli era l’unico all’altezza del torneo mondiale e, aveva realizzato, dopo l’inevitabile sconfitta della sua squadra, come sia impossibile per chiunque poter vincere un mondiale senza costruire un gruppo sufficientemente forte prima; per questo motivo decide di diventare un osservatore.
Per dovere di cronaca, questa resterà l’unica osservazione sensata e calcisticamente corretta di tutto il cartone animato.

Prima della carriera di osservatore Person ha brevemente militato nella band americana “Ramones”, dove ha ereditato il vizio di non togliersi mai gli occhiali da sole e di bombare insaziabili Groupies.

Ritornando alla trama, il buon Person ci tiene molto a mettere in risalto i giocatori della “Generazione d’Oro” (cioè Holly e compagni), perché se questi non faranno esperienza nel calcio che conta migliorandosi, non potranno mai aspirare alla vittoria del mondiale – il mondiale serio, non quello Under 16.
Per fare ciò, visto che a parte Holly, Benji e Mark nessuno in Europa si incula gli altri samurai, Kirk organizza un amichevole con la nazionale Olandese, squadra fortissima che inspiegabilmente non ha passato le qualificazioni al mondiale.
Inizia una specie di teatrino, con i dirigenti della FIGC olandese che non vogliono mandare i loro titolari perché ritengono il Giappone troppo scarso; sarà l’allenatore dell’Olanda però, vedendo un allenamento di Holly e compagni a decidere di portare tutti i campioni possibili.
La nazionale olandese è stupefacente ai limiti del ridicolo: pratica, e non poteva essere altrimenti, il «calcio totale» del leggendario Ajax di Rinus Michels, reso possibile dagli inestimabili piedi di Johan Cruijff, solo che il concetto di “tutti attaccano e tutti difendono” è stato un pochinino stravolto… l’Olanda gioca con il 2-4-4. No, non il 4-4-2, il 2-4-4, ovvero due difensori, quattro centrocampisti, quattro attaccanti.

I calciatori poi sono uno spettacolo: sono enormi, tanto per cominciare, molto più dei giapponesi che invece sembrano dei soldatini da collezione (e fin qui c’è una certa realisticità), non fosse però che il centrale difensivo, Leon Dijk, e il portiere, Hans Dolman, sono giganteschi. Poi sono pure arrogantissimi e presuntuosi.
Il Giappone ne tocca come un ciu’o fin dall’inizio, i nostri eroi non vedono palla e l’Olanda segna pure un goal con il cattivissimo compagno di squadra Willem-Davids che sbeffeggia Mark dandogli dello scarso.
Il Giappone non ci sta, ma più ci prova e più che raccatta figurette. Negli ultimi venti minuti l’inutile Mister del Giappone inserirà Rob Denton al Posto di Carter (notare che Carter è un terzino mentre Denton è un centrocampista “fantasista”, cioè o è un Pirlo o è un trequartista, ruolo che in realtà sarebbe già preso da Holly; insomma, grande senso tattico per il Mister). L’ingresso del giovane panchinaro del Milan, che fa panchina anche nella nazionale Giapponese, stravolgerà gli equilibri portando voglia di vincere ed entusiasmo a Holly e compagni, che riusciranno, grazie ad un’azione corale (incredibile!) finalizzata proprio dal nuovo entrato, a pareggiare per il rotto della cuffia.
Ora, se questo accadesse nella realtà tutta la stampa sportiva di tutto il mondo direbbe che si è trattato di un calo di attenzione della nazionale olandese e di una botta di culo giapponese, un po’ tipo il pareggio all’andata della Juventus col Galatasaray; siccome tutto ciò accade in Holly e Benji allora si tratta di «grandissima prova di forza e di coraggio del Giappone che dimostra così un potenziale stupefacente e inatteso», un potenziale tale che Willem e Mark Landers diventano amici a fine partita e tutti si scambiano baci, abbracci, autografi e rassicuranti pacche sulle spalle.

Arrivati a questo punto della saga la trama sembra essere scontata: Holly è destinato a diventare il re del mondo, Landers e compagnia saranno i suoi potentissimi vassalli e il Giappone vincerà la coppa del mondo asfaltando chiunque.

E invece no.

E con questo peso enorme vi lasciamo: nell’attesa di scoprire quali pericoli abbia in serbo il destino per i nostri eroi.

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Le Oscure Trame di un cartone fantastico: Holly e Benji forever (road to 2002) parte 1
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